giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale!

Un augurio a tutti voi di Buon Natale, pieno di quella serenità che spesso, nel nostro quotidiano, desideriamo più di ogni altra cosa.

E anche con un pizzico di autoironia, perché non dobbiamo confondere la "serietà" con la "seriosità" e forse è bene non fidarsi troppo di quelli che non ridono mai.

Quindi, ecco alcune strisce di Dilbert, uno dei miei autori preferiti, che spesso si dedica al tema del technical writing.

 
 
 
 
 

 

 
 
 

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martedì 8 dicembre 2015

tcworld2015 in 3 parole: integrazione, CCMS, standardizzazione

Vi avevo promesso un report su quanto avevo visto e capito (per quanto posso) a Stoccarda, durante l'ultima edizione di tcworld2015, che possiamo considerare di certo la più ricca e importante manifestazione europea sulle tematiche della documentazione tecnica.

Con grande ritardo, ecco le mie annotazioni.

Il filo-conduttore di tutto il convegno è stato quello dell'Intelligent Information e delle sfide che l'avvento dei processi "Industria 4.0" ci imporranno, anche nel nostro specifico professionale.

Su questo filo conduttore si sono innestati diversi concetti, ma se ne devo selezionare solo 3, scelgo questi: integrazione, CCMS, standardizzazione.

In primo luogo, il concetto di integrazione.

La produzione di documentazione tecnica sarà il risultato di un processo in cui molti concetti/elementi/strumenti saranno sempre più integrati tra loro.

Anzi possiamo dire che, come sta succedendo nel mondo ICT, ci si sta spostando dall'idea di "integrazione tra strumenti diversi" verso "piattaforme integrate" che ospitano nativamente gli elementi necessari a gestire il processo di sviluppo della documentazione tecnica.

Gli elementi chiave di questo "mantra" sono:
  • SINGLE SOURCE
  • STANDARDIZZAZIONE e MODULARIZZAZIONE
  • TAGGING e PROFILING
  • PUBBLICAZIONE MULTI-FORMATO

SINGLE SOURCE
Tutto quello che si può ottenere, tutte le tecnologie che possiamo applicare, tutti i processi che possiamo strutturare, possono essere efficaci se si parte dell'idea che i contenuti devono essere
scritti bene e, per quanto possibile, una sola volta, per poi poter essere efficacemente riutilizzati.
 
Il single source è prima di tutto una filosofia di definizione dei contenuti ma poi diventa anche il primo passo che possiamo fare per abbattere i costi di tutta la filiera di redazione.
 
I detrattori argomentano sul fatto che in molti casi le percentuali di riuso di un contenuto possono essere molto basse, ma mentre questa obiezione è tutta da dimostrare, caso per caso, i vantaggi del single sourcing sono ampiamente dimostrabili.
 
 
STANDARDIZZAZIONE e MODULARIZZAZIONE
Per implementare il single source, dobbiamo modularizzare i contenuti e dobbiamo avere delle regole per definire in che modo gestiamo tali moduli.
 
Perchè standardizzare? Perchè uno standard ci rende interoperabili, permette a più persone di cooperare allo sviluppo dei contenuti, condividendo regole e strumenti. Anzi, spesso uno standard ci permette di essere ortogonali e agnostici rispetto al tool di sviluppo.
 
Quale standard? DITA? S1000D? Information Mapping? Functional Design? Dipende. E dipende da molti fattori.
 
Ma la scelta dello standard arriva dopo aver maturato la consapevolezza che una scelta è necessaria.
 
Si possono modularizzare i contenuti prescindendo da uno standard ben definito e riconosciuto? Si, ma è più complicato e ci si lega spesso a doppio nodo con le features dell'ambiente di sviluppo di cui disponete.
 
Altro aspetto: con quale "granularità" spezziamo i contenuti al fine del loro riuso?
Questo tema, spesso ignorato, ha implicazioni sia sul piano della gestione sia sul piano dell'efficacia comunicativa che riguarda l'utente. E anche su questo aspetto pesa la scelta dello standard che volete o non volete implementare.
 
 
TAGGING e PROFILING
Una volta che ho un "chunk"/modulo/fragment/topic d'informazione, posso decidere come taggarlo, in base alla strategia di "publish profiling" che voglio perseguire.
 
Il documento per il tecnico che deve installare il prodotto includerà informazioni diverse da quelle per l'utente che deve usarlo. In questo modo, posso profilare molti documenti diversi, che potranno condividere una certa quota di informazioni comuni ma che si potranno differenziare per i diversi utenti del prodotto.
 
 
PUBBLICAZIONE MULTI-FORMATO
Questo aspetto sta diventando l'elemento più critico di tutto questo processo integrato.
Come ripeto da 3 anni, è finito il predominio del PDF. PDF è ormai solo uno dei possibili output che possiamo fornire e che il mercato richiede. Ma ormai il nostro potenziale cliente usa Internet da 25 anni e i dispositivi mobile da almeno 10 anni.
 
Il suo modo di accedere alle informazioni è cambiato, la lettura selettiva ha sostituto la lettura tradizionale (la lettura gerarchico-sequenziale, quella tipica dei libri e dei manuali).
 
Non è più il tempo in cui gli utenti devono aprire un manuale cartaceo per cercare le informazioni, ma sono le informazioni che devono andare a cercare l'utente, secondo una logica task/context/event driven.
 
La documentazione in formato Web e Mobile non è più un add-on esotico, è il modo più comune in cui desideriamo interagire con la documentazione di un prodotto (vedi Q11 nel sondaggio condotto da CIDM nel 2014).

Analogo sondaggio, nel 2015, conferma tale indicazione (Q13).

Ma come mettiamo insieme tutti gli elementi del mantra - integrazione - ?

Ad oggi, il supporto tecnologico più promettente è quello dei CCMS.
I CCMS sono il substrato che consente di gestire al meglio tutti gli aspetti che vi ho elencato sopra.
Ovviamente, non tutti i CCMS sono uguali e si differenziano ampiamente per l'efficacia di un largo spettro di funzionalità.
Ma il punto chiave non sta nella scelta del prodotto A rispetto al prodotto B: sta nella consapevolezza che senza CCMS non si va lontano nel concetto di integrazione.

Il tema sta diventando talmente strategico da suscitare anche confronti dialettici molto "vivaci".

Io stesso sono stato testimone oculare diretto di una discussione al calor bianco tra Markus Kesseler, esponente di spicco di Schema, una società tedesca che produce un ottimo CCMS, ed alcuni tra i più autorevoli esperti di DITA (Eliot Kimber tra tutti ma non solo).

Ma prima di andare oltre è necessario un chiarimento di contesto: in Germania DERCOM riunisce diverse aziende (e Schema tra queste) che producono dei CCMS non necessariamente conformi ed interoperabili con lo standard DITA.

La loro tesi, volendo sintetizzare, è la seguente:

"Un buon CCMS può fornire agli utenti un valore aggiunto maggiore o che addirittura prescinde da una metodologia di standardizzazione come DITA"
 
DITA diviene un parametro di confronto eccellente, in quanto è lo standard di strutturazione dei contenuti più diffuso in USA, Canada e India.
 
Di contro, gli esperti di DITA hanno sostenuto le giuste ragioni di questo standard, distinguendo chiaramente tra i vantaggi di uno standard aperto e interoperabile come DITA e la possibilità di amplificare e potenziare tali vantaggi con un CCMS che sia in grado ANCHE di "parlare in DITA".

Ai più accorti di voi non sfuggirà la valenza commerciale di questo scontro, ove da un lato consulenti DITA ed aziende che producono CCMS DITA-compliant cercano di conquistare il mercato europeo e dall'altro DERCOM, che propone una legittima visione alternativa.

Le tesi di Kesseler erano attaccabili, essendo incentrate sugli eventuali limiti del DITA Toolkit, cioè dello strumento "minimo" attraverso il quale si può operare per realizzare documentazione in DITA. Ma il DITA Toolkit non pretende di surrogare la logica e le funzionalità di un CCMS.

Se volete maggiori dettagli su questo confronto vi rimando alle opinioni di alcuni altri colleghi, quali Sarah O'Keefe, Keith Shengili-Roberts e Sebastian Gottel.

Tuttavia, il punto non è stabilire chi avesse ragione.

La cosa più interessante che emersa da questo confronto è questa:
si può discutere se e quanto un CCMS debba essere in grado di supportare ANCHE il "content model" di DITA o se il "content model" nativo del CCMS sia, in quanto tale, sufficente alle esigenze degli utenti... quello che non si discute è che risulta molto complicato fare a meno di un CCMS!

Questo non è un blog aziendale, è un "blog puro", dove non devo vendere il MIO prodotto, ma dove la mia esperienza mi consente di scrivere sempre in grande libertà quello che penso, mentre tutti i protagonisti di questo confronto difendono, oltre alle loro idee, ANCHE il loro business.

E da questo confronto ho ricavato alcuni elementi che ritengo scolpiti nella pietra:

- è molto complicato produrre "Intelligent Information" senza il supporto di un buon CCMS

- potete produrre buona documentazione anche senza seguire uno standard di strutturazione dei contenuti, ma in tal caso dovete fidarvi del "content model" di un CCMS proprietario

- la capacità di progettare contenuti ben strutturati è sicuramente facilitata dall'adozione di standard aperti e interoperabili come DITA (ma non c'è solo DITA)

- mai confondere uno STANDARD (DITA) con uno STRUMENTO (un CCMS)

- uno standard come DITA e un CCMS possono sposarsi benissimo per ottenere il meglio di entrambi

Del resto, in passato avevo già preso una posizione netta sulla questione.

Io stesso , quando in CrossIdeas scelsi MadCap Flare, non adottai DITA ma mi affidai alle ottime funzionalità di un ottimo prodotto, ideale per una piccola o media azienda.

Ora che lavoro in una multinazionale che gestisce volumi di documentazione enormi, in diverse lingue, osservo che sarebbe praticamente impossibile gestire tali volumi senza adottare uno standard aperto e interoperabile come DITA, sul quale poi si innestano strumenti in grado di ottimizzare ogni fase del processo di sviluppo dei contenuti.

Non è un caso che oltre il 60% delle maggiori multinazionali in diversi settori (produzione del software, dei semiconduttori, etc.), abbiano scelto di adottare DITA.

Ho cambiato idea? Si e no. Dipende da quello che devo ottenere.

ALTRE IDEE DA STOCCARDA?
A Stoccarda c'erano anche tante aziende di traduzione e produttori di CAT Tools.
Le traduzioni sono spesso l'anello finale della filiera di un processo di documentazione tecnica e incidono non poco sui costi. Non mi stupisce che ci sia un mercato agguerrito, dove diversi protagonisti promettono soluzioni che consentono di ridurre i costi senza scapito di qualità. E anche queste soluzioni vanno ormai nella direzione di una maggiore integrazione.

Altro tema affascinante: la Realtà Aumentata.
Ho visto cose molto interessanti ma non ho ben capito quanto incidano i costi di un processo di documentazione AR based rispetto ad uno tradizionale.
Ho visto un tablet che inquadra un motore e dopo pochi secondi sullo schermo si materializza una matrice attiva di elementi che, opportunamente selezionati, permettono di visualizzare tutte le informazioni inerenti al dettaglio delle singole parti del motore.
L'efficacia comunicativa è fuori discussione, ma era già nota.
Sarebbe bello conoscere l'opinione di costruttori e documentatori di macchine rispetto
alle criticità implicate dalla AR nel definire la documentazione del prodotto.

P.S.

Potete scaricare tutte le presentazioni di tcworld2015 da questo link.

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sabato 14 novembre 2015

Nous ne pouvons pas. Nous ne devons pas. Nous ne voulons pas.

Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo.

 
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domenica 8 novembre 2015

tcworld Conference in Stuttgart: I will be there

Sono in partenza per partecipare al tcworld  conference 2015, a Stoccarda.

E' una delle conference più importanti a livello mondiale, dove nell'arco di 3 giorni c'è la possibilità di ascoltare tanti relatori, su diverse tematiche relative alla Comunicazione Tecnica.

Guardando il programma, c'è solo l'imbarazzo della scelta: DITA, Augmented Reality, Mobile Documentation, Video Documentation, User Assistance e molto altro.

E tutto questo con una tematica generale sullo sfondo, quella dell'Intelligent Information, che in qualche modo fa da filo conduttore.

Io proverò a seguire quanti più eventi possibile, prenderò appunti e poi proverò a raccontarvi cosa avrò capito.

Ora vado a chiudere la valigia.

Ciao.

P.S.

Questo è il mio post n° 300, dal Gennaio del 2009.
Questo blog era iniziato quasi per gioco e mi è servito tanto, per tanti motivi.
Spero sia servito un poco anche a voi, che in questi anni mi avete letto e avete interagito con me. Leggi questo articolo...

giovedì 1 ottobre 2015

Al Tekom Europe Roadshow di Bologna si è parlato del futuro: seconda stella a destra...

Il 24 Settembre COM&TEC è stata protagonista di una delle tappe del Tekom Europe Roadshow, che ha richiamato a Bologna aziende ed esperti di Comunicazione Tecnica, tutti coinvolti nel dibattere il tema dell'Intelligent Information.

I relatori presenti hanno declinato il tema secondo chiavi di lettura tutte diverse, ma se devo fare una sintesi estrema, riesco ad isolare 3 tematiche di fondo:
  • l'integrazione dei processi di documentazione con i processi di sviluppo dei prodotti da documentare
  • l'utilizzo dei CCMS come strumento ineludibile per gestire il ciclo di vita della documentazione
  • il radicale cambio di prospettiva nella produzione della documentazione, in funzione della valorizzazione della User Experience dell'utente, a discapito della vecchia idea della produzione "del manuale" auto-referenziale

INTEGRAZIONE del processo di sviluppo della documentazione con il processo di sviluppo del prodotto

"Agile" ormai non è più solo una parola che aggettivizza le movenze di un campione dello sport, ma una metodologia che, nata originariamente nell'ambito dello sviluppo software, inizia ad essere applicata anche in altri ambiti.

La metodologia di sviluppo Agile prescrive una serie di "dogmi" da rispettare (scrum, sprint, story, task,...) ma anche se non volete implementarla nella sua accezione più ortodossa, sappiate che ogni qualvolta vi trovate all'interno di un flusso di progetto "a cicli brevi", anche se non lo sapete, probabilmente state lavorando con un approccio Agile.

Ma che significa "ciclo breve"? Significa che in un ciclo di lavoro (dalle 2 alle 4-5 settimane) vengono sviluppate, verificate, collaudate e documentate tutte le caratteristiche del prodotto previste per quel ciclo.

Al termine del ciclo, il vostro prodotto/software/sistema/macchina è un oggetto "finito", operativo, che può essere distribuito ai clienti.

Ovviamente, questa metodologia deve essere adattata in base al prodotto da realizzare e vanno tenute in conto tutta una serie di vincoli.

Ma perchè noi comunicatori tecnici dobbiamo spingere ed impegnarci affinchè si diffondano processi Agili?

Tradizionalmente, in moltissimi casi, la documentazione tecnica arriva "a valle" del processo produttivo. L'attività di documentazione, in tal caso, è l'ultimo step del processo produttivo e viene quindi considerato come "un costo necessario" ma da minimizzare, un fastidioso atto dovuto.

Invece, nei processi Agili, che si sviluppano attraverso una sequenza di cicli brevi, OGNI CICLO SI PUO' CHIUDERE SE E SOLO SE la documentazione relativa a quel ciclo E' FINITA E CHIUSA.

Appare evidente che in questo caso la documentazione non è più un fastidioso obbligo di legge da ottemperare, ma diviene parte integrante e strategica del processo produttivo.

CCMS a supporto del ciclo di vita della documentazione di prodotto

L'epoca del technical writer "tradizionale", faticosamente focalizzato solo sulla realizzazione dei contenuti, è alle nostre spalle. La capacità di realizzare contenuti efficaci diviene oggi una condizione necessaria ma non sufficente per qualificare il nostro lavoro. I contenuti sono ovviamente ancora importanti ma diviene "mission critical" la questione della loro gestione.

Alcuni anni orsono, convinsi il management della mia azienda della necessità di modernizzare i processi di sviluppo della documentazione anche grazie a questa slide:


La slide presenta gli elementi essenziali di un processo editoriale efficace, che risponde ad una serie di domande.

Quale tipologia di documentazione devo produrre? Per quale tipologia di utenti? In quali formati dovrò renderla disponibile? Quali saranno le modalità di distribuzione? Quanti writer dovranno aver accesso concorrente ai contenuti? Quale metodologia o tecnologia di strutturazione dei contenuti voglio implementare? Quali meta-dati voglio gestire? Quali criteri e processi di qualità voglio/devo implementare? In quante lingue dovrò tradurre i contenuti? Come minimizzo il Time to Market?

Tutte queste domande e molte altre ancora confluiscono in una sola risposta:
Component Content Management Systems.

Quale CCMS scegliere? E' affar vostro, ce ne sono tanti, ognuno con le sue caratteristiche. Analizzate le vostre esigenze e se avete problemi nell'effettuare tale valutazione, fatevi aiutare da un consulente o venite in COM&TEC per essere più informati sullo sviluppo tecnologico di questi strumenti.
Ma non pensiate di poterne fare a meno.

La documentazione sarà focalizzata sulla User Experience

Su questo blog vi ho raccontato di come stava cambiano il paradigma di interazione tra l'utente e la documentazione: non più l'utente che cerca le informazioni nei manuali, ma le informazioni che vanno a cercare gli utenti (esempio classico: Contextual Senstive Help on Line), sfruttando tutte le aree tecnologiche e gli standard coinvolti in questa evoluzione (mobile, meta-data, Big Data, IoT, HTML5, etc.).

Se qualcuno di voi ha ancora delle perplessità su questo tema, è bene che si sbrighi a chiarirsi le idee, perchè il futuro è già qui.

Come sarà la documentazione prossima ventura?

Sarà attivabile, cioè verrà proposta all'utente al bisogno, e il trigger di attivazione sarà il contesto in cui l'utente si muove, il compito che deve portare a termine e l'evento che determina quel bisogno di informazioni e di documentazione (information Context/Task/Event driven).

Sarà mobile (sia on-line che off-line).

Sarà dinamica, nel senso che alcuni contenuti opportunamante taggati attraverso meta-dati specifci, potranno essere aggiornati automaticamente da sorgenti di dati eterogenee (syndication based contents).

E sarà anche in altri modi, ma SICURAMENTE sarà molto diversa da un manuale tradizionale PDF, che rimarrà solo una delle possibili forme di output utilizzabili per distribuire le informazioni.

E in tutto questo, quale sarà il compito di COM&TEC?

Prendo in prestito e riassumo il concetto fondamentale espresso da Michale Fritz, Presidente di Tekom Europe:

"Dobbiamo diffondere consapevolezza di questo nuovo scenario presso le istituzioni europee e i governi, gli enti di normazione e le aziende private. Ad esempio, occorre ripensare l'obbligo legale di fornire i manuali stampati su carta, nel contesto della digitalizzazione crescente delle informazioni".

In anticipo su questa indicazione, il Presidente di COM&TEC ha già intrapreso una forte azione di sensibilizzazione delle istituzioni e dei maggiori enti territoriali italiani per imbastire le sinergie che possono valorizzare il nostro profilo professionale.

Questa mission COM&TEC la interpreta già da molti anni, innervandola con le attività di formazione e di interazione con il mondo delle imprese e di concerto con altri attori dell'evoluzione tecnica in questo comparto.

Per questo COM&TEC opera insieme a Tekom Europe e collabora in diverse aree, aggiungendo ed integrando le proprie idee, per fornire un supporto sempre più efficace ai soci COM&TEC e al mercato italiano della Comunicazione Tecnica.

In ultimo vi segnalo la nuova e importante iniziativa di Tekom Europe, Intelligent Information Initiative marchio iin, incentrata proprio sulla tematica dell'Intelligent Information.

COM&TEC è nel mainstream di tutto questo e dovete esserci anche voi!



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martedì 1 settembre 2015

COM&TEC vi aspetta con delle nuove idee... siate curiosi!

Abbiamo lavorato moltissimo in questi ultimi mesi e abbiamo formalizzato diverse idee che vorremmo raccontarvi.

E allora andiamo in rigoroso ordine cronologico.
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COM&TEC sarà presente alla quarta edizione di FARETE che si svolgerà Lunedì 7 e Martedì 8 Settembre a Bologna.

La passata edizione ha visto la partecipazione di oltre 600 aziende espositrici, 13.000 visitatori, 2.500 appuntamenti prefissati nelle agende dei BtoB, più di 1.500 partecipanti ai workshop.

Vi aspettiamo con un workshop che si terrà l'8 Settembre alle ore 14.00 nella Sala 3, dedicato alla documentazione tecnica come autentico patrimonio di aziende innovative.
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Si rafforza la collaborazione con l'Università di Cagliari e l'Associazione Phrasis.

Alla II Giornata di Studi Internazionali dell'Associazione Phrasis, nell'ambito del convegno:

FRASEOLOGIA E PAREMIOLOGIA: PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Cagliari, 16-17-18 Settembre 2015

...la COM&TEC parteciperà nella giornata di apertura con un intervento sulle sinergie tra i vari ambiti di interesse delle due associazioni e sulle interazioni tra fraseologia e terminologia in generale e quelle specificamente tecniche.

Le attività che la COM&TEC sta avviando con le altre associazioni e le Università, in particolare con quella di Cagliari, rappresentano la conferma che le collaborazioni e le sinergie costituiscono la base dei cambiamenti più significativi, nella consapevolezza che per cambiare e crescere è fondamentale attivare percorsi di conoscenza e formazione solidi e duraturi.
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Evento Internazionale dell'anno: tekom Europe Roadshow 2015.
Bologna, 24 Settembre – Zanhotel Europa

Quest'anno parleremo di "Intelligent Information".
Di cosa si tratta, dove nasce, come e dove si sta sviluppando maggiormente, a che punto siamo in Italia.
Questo e molto altro negli interventi di relatori stranieri ed italiani che parteciperanno all'evento per offrirci una giornata unica, da non perdere.

Il tekom Europe Roadshow ogni anno, nel mese di Settembre, coinvolge le più importanti capitali europee in un autentico "seminario itinerante della conoscenza" nel campo della Comunicazione Tecnica, un'occasione unica per tutti i professionisti italiani e in particolare per i nostri soci.
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Ma come sempre, COM&TEC lavora anche sulla formazione.

Da Settembre arriva la Formazione Finanziata per gli associati COM&TEC, attraverso l'opportunità offerta dai Fondi Interprofessionali.

E' una opportunità efficace ed utile per le aziende associate che vogliano investire in formazione.

La COM&TEC, supportata dall'esperienza e dalla professionalità
dell'Agenzia Formativa Accreditata Formall, consentirà ai propri associati di partecipare ai corsi COM&TEC inseriti nel "Programma Formazione Finanziata".
Per poter partecipare è necessario compilare una modulistica ed essere informati nel dettaglio sulla procedura da seguire. A questo scopo, ci si può rivolgere a COM&TEC.
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Ed è solo l'inizio!
VI ASPETTIAMO!

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martedì 11 agosto 2015

Smart documentation... siamo pronti?

Ad oggi l'Internet of Things (IoT) è un argomento che, per molti, appartiene ancora all'area delle "grandi promesse tecnologiche", dove i grandi gruppi industriali si sfidano sul ring del R&D, mentre le "applicazioni reali" e relativi ricavi ancora non appaiono così incisivi nei bilanci della aziende.

Eppure, non troverete nessuno disposto ad affermare che questa non sia "Il Futuro" nel quale ci muoveremo tutti.



In aggiunta al post precedente e agli articoli che vi ho già proposto nel mese di Gennaio, se volete un ulteriore conferma potete leggere "Smart factories require smart documentation"di Alexander Hoffmann, pubblicato nel numero di Agosto di TCWorld.

Di seguito, provo a cogliere alcuni degli spunti più significativi proposti da Hoffmann (per la lettura integrale, vi rimando alla fonte sopracitata).

"The Internet of Things is growing exponentially: according to research firm Gartner, 26 billion Things will be connected by 2020. The number of laptops, tablets, and smartphones will only reach seven billion by 2020. In comparison: according to the United Nations, the world population is estimated to rise to eight billion by 2020."

Questo dato serve per inquadrare la questione: la domanda non è "Tutto questo ci riguarda?", ma bensì "Quando tutto questo modificherà il nostro modo di lavorare?".

Il primo punto che Hoffmann focalizza è il seguente:

"Every “Thing” in the Internet of Things is uniquely identifiable. And, with the knowledge of its environment, we can also identify who is using it, how the device is being used and where the user is encountering problems. This enables us to provide the user with the right information at the right moment."

Ecco una delle tematiche che avete spesso avuto modi di leggere in questo blog: le informazioni non saranno più "cercate dagli utenti", ma dovranno essere loro proposte in base al contesto e/o all'evento e/o al compito che l'utente deve gestire in quel momento.

"Although every “Thing” on the Internet of Things is uniquely identifiable, the information for that product must be addressable too. Every product variant consists of different information modules that can be combined in many ways. To manage the incoming information overload, data must be classified and structured".

Nell'IoE (Internet of Everything) le informazioni dovranno essere caratterizzate da alcuni attributi:
  • indirizzabili
  • attivabili
  • modulari
  • componibili
Non darei per scontato che dovranno essere rappresentabili da una struttura gerarchica XML-based, ma indipendentemente dalla tecnologia in gioco per la loro strutturazione, dovranno essere "pezzi riusabili", modulari.

Ecco perché la scrittura "tradizionale", monolitica, i vecchi manuali sequenziali, andranno a finire nei musei o saranno solo un effetto collaterale, un modo complementare di formattare le informazioni, magari per avere un backup, un "nice to have", ma non saranno mai più al centro dei nostri pensieri.

"Traditional document-based writing is becoming less common and will eventually disappear altogether."

Un altro punto importante, rispetto al quale mi ritrovo allineato con Hoffmann, è il seguente:

"Information is not only needed by humans, but also by machines in smart factories. This is why technical writers are turning into information managers. They must ensure that they can provide the right information at the right time for man or machine. In ever-faster maintenance cycles, a service technician will need the right information at the right time in the event of damage in order to repair the damage to the machine. Both man and machine will require modularized and structured technical documentation."

Il Comunicatore Tecnico dovrà usare un CCMS per organizzare le informazioni secondo i principi e gli attributi sopraindicati e dovrà andare oltre il confine tradizionale del "redattore tecnico", dovrà diventare un Content Strategist, un vero e proprio manager e progettista delle informazioni, della loro struttura e della loro dinamica di utilizzazione.

Modularizzazione e strutturazione dei contenuti, approccio multi-canale, multi-destinatario, multi-lingua, automazione e interoperabilità: tutto questo sarà (se non lo è già ora) il "nostro pane quotidiano".

Vi lascio il piacere di scoprire la parte finale dell'articolo di Hoffmann, ricco di dati molto interessanti inerenti alla Germania.

In particolare, viene segnalato un progetto molto interessante, che spero di aver modo di approfondire meglio: il Cyber System Connector.

"The CSC provides an interface for each integrated system component of the machine or plant. This provides a virtual image that is always identical to the actual plant. Any change to the machine will update the virtual representation and also the technical documentation.
The virtual machine may include information such as process flowcharts, control logics, schematics, 3D models, factory and plant layout, operating instructions or risk assessments.
In addition to the legally required physical documentation, all information is provided in the form of decentralized virtual images distributed over the entire system that are combined into a common virtual image. This allows the derivation of situation- and needs-based documentation information for the user, which remains up-to-date throughout the entire product lifecycle."

Dalla descrizione fornita sembra un'idea veramente affascinante, ma non ho ad ora dati sufficienti per poter esprimere un commento sensato.

Di certo questo articolo conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che il nostro ruolo non sarà affatto defilato o sminuito nel IoT/IoE.

Quanto impiegheremo per raggiungere la linea dell'orizzonte? 2, 3 o 5 anni? Non lo so, ma la linea è davanti a noi e la toccheremo con le mani.
 
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sabato 8 agosto 2015

Comunicazione Tecnica e IoT: il futuro dietro l'angolo

A Gennaio vi ho proposto un thread di articoli in cui illustravo la mia opinione sul ruolo che potranno avere i Comunicatori Tecnici nell'epoca dell'Internet of Things (IoT).

Nel numero di Marzo di Intercom, nell'ambito di un articolo sull'IoT, mi sono imbattuto in un intervento di Ray Gallon, un collega con molti anni di esperienza nel campo della Com Tec in diverse grandi aziende (IBM, Alcatel, General Elecric Health Care)  ed ex presidente di STC France.

Ray è un punto di riferimento per la nostra professione e sostiene delle tesi molto simili alle mie.

Vi riporto integralmente la parte iniziale e quella finale dell'articolo:

"The first thing one might think is that with machines talking directly to one another, there’s no need to explain anything. But even on the most primary level, all these machines need to be told what to communicate to each other, what to do when certain conditions are met, and whom to notify. The content economy that the IoT produces will certainly require people with the ability not only to analyze Big Data, but to communicate the analysis to executives, governments, and other society leaders, as well as to the general public. Technical communicators will see their roles expand, as they become interpreters of data or work with interpreters of data to communicate what it all means."

Nella prima parte Ray si riferisce a quello che io indico come la "strutturazione dei contenuti IoT", che richiede:

  • standardizzazione delle informazioni e riuso dei contenuti
  • informazioni in formati interoperabili, adatti a diversi ambienti/sistemi operativi/canali
  • realizzare contenuti modulari, riusabili e "miscelabili" in base a diversi criteri "d'azione" (task driven, context driven, event driven) da proporre all'utente secondo il nuovo modello InfoSeekU ("informazione che cerca l'utente")

  • Nella seconda parte prefigura addirittura un nuovo spazio d'azione per i comunicatori tecnici, che ribadisce nella parte finale:

    "The Internet of Things will be able to create human microclimates, social gathering spaces, or special labor market conditions. And technical communicators will be there showing people how to make sense of it all, and answering those difficult questions—to use the services and data available to us to improve our lives."

    Vi segnalo questo intervento di Ray perché troppo spesso mi capita di ascoltare previsioni strampalate sul futuro di questa nostra professione (e anche di altre professioni tecnologiche) che dovrebbero essere soppiantate in un mondo "dominato dalle macchine".

    State sereni, le macchine "intelligenti" non esisteranno mai, ma ci sono già tante macchine affascinanti e sofisticate, ricche di funzionalità utilissime, che noi dovremo continuare a "spiegare".

    E l'IoT (o meglio... IoE, cioè "Internet of Everything") sarà un nuovo "campo di gioco" per tutti noi.


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    domenica 28 giugno 2015

    Progettare un Help on Line: corso base e corso avanzato

    Il 25 ultimo scorso, a Bologna, nell'ambito delle attività di formazione promosse da COM&TEC, ho condotto un corso per la progettazione di un Help on Line (HOL).

    Nel corso ho fornito una serie di informazioni di base, tutte finalizzate ad affrontare una serie di problematiche che sempre intervengono quando ci si appresta a progettare un HOL.

    Se volete leggere un report sul corso, scritto da uno dei discenti, potete seguire questo link.

    Devo sinceramente ringraziare tutti i partecipanti, perché hanno veramente partecipato attivamente.

    L'organizzazione dei temi che ho proposto è diventata ben presto una solida traccia di riferimento ma continuamente arricchita da osservazioni e domande estremamente puntuali ed interessanti.

    Era la prima volta che in COM&TEC veniva proposto questo tema, che nel panorama della documentazione tecnica italiana sembra essere ancora un tema di nicchia, mentre la logica e lo scopo della progettazione di documentazione in formato HTML è ormai il "pane e burro" di tanti colleghi, aldilà delle Alpi.

    Su questo tema ho scritto diversi articoli e in particolare vi ricordo:

    I modi, le forme, il senso e la nostra UEx: come cambia la Com. Tecnica

    Nuove tendenze nella pubblicazione dei contenuti (1^ e 2^ parte)
     
    Abbiamo bisogno di un Help?
     
    Dalla scrittura monolitica alla struttura modulare (5 articoli)
     
    Mentre il corso procedeva, stavo già pensando ad un corso avanzato, in grado di sintetizzare alcune tematiche sulla base di uno caso d'uso "realistico", costruito ad-hoc.
     
    Sarà impegnativo realizzarlo e renderlo fruibile nell'arco di una singola giornata di corso, ma ci sto già lavorando.
     
    Vi farò sapere.

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    martedì 2 giugno 2015

    Acquisto standard ISO-IEC 82079: sconto del 50% per i soci COM&TEC

    Questo lo potete considerare un post "di servizio" per informarvi di una bella opportunità.

    Per i soci COM&TEC esiste la possibilità di acquistare la norma ISO-IEC 82079-1:2012, con uno sconto del 50%.

    Per tutti i dettagli, potete andare sul sito COM&TEC.

    Perchè dovreste acquistare e conoscere questo standard?

    La 82079, pubblicata nel 2012, sostituisce la precedente EN 62079 e fornisce principi generali e le prescrizioni per la creazione e la formulazione di tutti i tipi di istruzioni che saranno necessarie o utili per prodotti di qualsiasi genere, che si tratti di un forno elettrico, di un software, di un barattolo di vernice o di un impianto industriale.

    L'uso della 82079 si sta rapidamente affermando in tutto il mondo, a partire dai grandi paesi manufatturieri (Cina, Germania, USA) e può rappresentare un importante e insostituibile "strumento di lavoro" per i produttori di beni e servizi, redattori/illustratori tecnici, progettisti di software, traduttori tecnici o altre persone impegnate nel lavoro di ideazione e redazione delle istruzioni.

    Ho scoperto in rete un agile decalogo pubblicato sul sito della Tanner, che può fornire un'introduzione efficace ai principi della 82079.

    Nei prossimi mesi tornerò sul tema, per alcuni approfondimenti di questa norma.

    Il post di servizio è finito.
    Ciao.
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    mercoledì 22 aprile 2015

    Nuovo Direttivo COM&TEC, nuovi progetti e il bisogno di imprimere un nuovo passo

    La scorsa settimana, Tiziana Sicilia è stata eletta all'unanimità Presidente della COME&TEC, l'associazione italiana dei professionisti della Comunicazione Tecnica.

    Tiziana prende il posto di Ottavio Ricci, che per diversi anni ha guidato l'associazione e sotto la cui cura si sono poste le basi per gli obiettivi che questo nuovo corso ha definito.

    Gran parte del direttivo è stato confermato, nelle figure di Alessandro Pratelli (Tesoriere), Gianni Angelini (Segretario) e Marco Mirri (Revisore).

    Ma ci sono stati due nuovi ingressi: Carlo Gardini, che affiancherà il Coordinamento.

    E poi il sottoscritto che ha ricevuto dai soci l'onore di essere eletto alla carica di Vice Presidente.

    Per me sarebbe stato già molto entrare a far parte del direttivo, per verificare se alcune mie idee che coltivavo da tempo potevano avere un senso, ai fini della crescita di COM&TEC.

    Ma francamente sono stato preso in contropiede dalla fiducia che i soci hanno riposto in me e spero
    di essere in grado di sostenere questo ruolo al meglio delle mie capacità.

    Avrò bisogno dell'aiuto di tutti e spero di dare una mano per centrare gli obiettivi del programma dettato da Tiziana Sicilia.

    Per tutti i dettagli, vi rimando al testo ufficiale del comunicato sul sito COM&TEC.

    L'obiettivo prioritario è  quello di far emergere la figura del Comunicatore Tecnico e la nostra professione in Italia, in armonia con le linee guida e gli orientamenti già in essere in Europa.

    E per farlo abbiamo bisogno delle energie e delle idee di tutti gli associati.

    Diamoci una mano, ci aspetta un bel traguardo.
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    lunedì 20 aprile 2015

    Una buona lista di libri sulla Comunicazione Tecnica.

    Come si inizia a fare il mestiere della Comunicazione Tecnica?

    In questi ultimi anni mi sono spesso sentito rivolgere questa domanda e ho provato a dare qualche indicazione, sulla base della mia esperienza.

    Leggere buoni libri è un bel punto di partenza.

    Da questo sito, potete prendere in esame una lista di 15 libri.

    Alcuni sono stati dei punti di riferimento anche per me, come:
    • Managing Your Documentation Projects; JoAnn Hackos
    • The Insider’s Guide to Technical Writing; Krista Van Laan
    ... con altri 3, presenti nella lista.

    Ovviamente una lista non è mai esaustiva, qualcosa rimane sempre fuori.

    Ad esempio, il libro di Mark Baker:
    Every Page is Page One...

    ...di cui vi ho già fatto cenno e che rappresenta, oggi, uno dei punti più avanzati e moderni nella teoria della Comunicazione Tecnica.

    Se non sapete da dove iniziare per capire i segreti di questa professione, potete provare a partire da questa lista.

    Buona lettura!

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    mercoledì 15 aprile 2015

    Un sondaggio proposto da TCeurope sulla nostra professione

    Se vi collegate a questo link, potete partecipare ad un sondaggio proposto da TCeurope.

    Questi sondaggi sono proposti periodicamente da diversi soggetti (siti web, associazioni di professionisti, enti pubblici) ma quasi sempre in lingua inglese.

    Questa volta invece possiamo partecipare ad un sondaggio proposto in lingua italiana, attraverso il quale potremmo contribuire a fornire una "fotografia" della situazione più specifica della realtà italiana.

    Sono richiesti non più di 10 minuti di attenzione, ma potremo dare un contributo per collezionare informazioni che aiutano a "prendere la mira" su temi sensibili per la nostra professione quali:

    - tecnologie e skills
    - aree professionali
    - compensi
    - altro ancora...

    Un ringraziamento a TCeurope e in particolare a Nolween Kerzreho, per l'iniziativa.

    I risultati verranno poi resi noti e sarà mia cura segnalarvi la loro pubblicazione.

    Collegatevi e partecipate!

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    domenica 22 marzo 2015

    Topic sizing: una riflessione a partire da un post di Mark Baker

    Una delle questioni che spesso ci poniamo nell’attività di modularizzazione dei contenuti riguarda “la granularità” di un topic, cioè la dimensione dell’unità informativa che stiamo costruendo.


    E’ possibile determinare la “giusta dimensione” di un topic o di un set di topic?

    E siamo certi che valga la pena investire le nostre energie in questa direzione?

    Queste sono le domande principali che si pone Mark Baker in uno dei post più interessanti che ho avuto modo di leggere ultimamente sul suo sito e al quale vi rimando per una lettura integrale.

    Di seguito, vi propongo invece la mia riflessione (le immagini, molto efficaci, le ho prese dal post di Mark).

    Idealmente, ci piacerebbe definire una situazione "standardizzata", che potesse andare bene per qualsiasi lettore.
    

    Ma di solito la realtà è diversa.

    Lettori diversi potrebbero desiderare diverse quantità di informazioni.

    Anche considerando un solo lettore, potremmo scoprire che tale lettore desidera quantità di informazioni diverse in tempi diversi.

    Se, ad esempio, devo installare una pompa di sollevamento nel mio giardino, devo sapere fondamentalmente solo 3 cose: come posizionare la pompa  (verticale/orizzonatle), come collegarla all’alimentazione elettrica, come collegarla al tubo di scarico.

    Ma dopo N ore di funzionamento, avrò anche bisogno di leggere le indicazioni per la manutenzione.

    Ecco un semplice esempio in cui il medesimo lettore (io), nel medesimo contesto,  avrà bisogno, in 2 momenti/eventi  diversi, per due task diversi, di due set informativi diversi.

    Questo è il senso di ciò che io intendo per un approccio context/event/task driven.

    Volendo generalizzare, le informazioni necessarie per i nostri scopi possono trovarsi in un unico contenitore o possono provenire da contenitori diversi

    
    La lettura è un viaggio di scoperta, e spesso quello che si scopre è che abbiamo bisogno di più informazioni di quanto ci potevamo aspettare.  Spesso, dobbiamo leggere molte informazioni prima di giungere al “nucleo” infomativo che risolve effettivamente il nostro problema

    Quello che Baker indica con il termine wayfinding è sostanzialmente diverso per ogni lettore ed è una combinazione unica:
    • di ciò che non sappiamo,
    • di ciò che stiamo cercando di fare
    • di ciò che non abbiamo capito dopo la prima lettura
    Volendolo visualizzare graficamente, forse ci piacerebbe che fosse fatto in questo modo:

    
    … ma in realtà, molto spesso, è fatto in questo modo:

    
    L’ultimo diagramma sembrerebbe implicare una buona chiave di lettura:  il focus non dovrebbe essere incentrato sulla ricerca di un corretto “topic-sizing” ma nel rendere il wayfinding del lettore attraverso le informazioni meno caotico e più semplice.

    Questa visione tende ad armonizzare la dicotomia tra navigazione e la lettura.

    Generalmente, la navigazione “tra i contenuti” è di competenza degli architetti dell’informazione mentre "la lettura dei contenuti" attiene al contenuto in quanto tale, che è di competenza dei redattori.

    Ma forse è ora di abbandonare l’idea di separare lettura e navigazione: sono attività integrate, navigo per trovare qualcosa che mi serve e in base a quello che trovo decido se navigare ulteriormente, cioè mi muovo attraverso “insiemi di contenuti”  utilizzando anche motori di ricerca e social media.

    Mark Baker usa un’espressione efficace, che potremmo tradurre “navigare seguendo gli indizi”… ed è esattamente quello che facciamo di solito.

    Quindi, più che lavorare sulla “dimensione dei topic” dovremmo iniziare a ragionare sul concetto di “unità di navigazione efficace”, cioè un set informativo “abbastanza grande” da ospitare “tutto quello che serve” o almeno provare a tendere  verso questo obiettivo.

    Ora provo a definire meglio quello che credo di aver capito del post di Mark,  dandone la mia interpretazione attraverso 3 soli concetti molto schematici:

    MOLTI TOPICS “PICCOLI” = INFORMAZIONE POLVERIZZATA che richiede  molti link di navigazione per “tenere insieme” i pezzi

    POCHI TOPICS “GRANDI”= navigazione ridotta  ma spesso l'informazione “efficace”  che serve al lettore è DISPERSA in un “volume” eccessivo

    NAVIGAZIONE EFFICACE = pochi  topics progettati  per essere “auto-consistenti” e “chiusi”, cioè della dimensione giusta per esprimere ognuno compiutamente un argomento/concetto,  ma pensati per essere “in relazione” tra loro, laddove la “relazione” si esprime:
    • nella “navigazione” tra i topic
    • nella “complementarità” tra i topic
    • nella  “sfericità” dei due elementi precedenti, che identificano lo spazio in cui il wayfinding dell'utente è efficace, cioè riesce a soddisfare il bisogno informativo variabile dell'utente (che varia in funzione di diversi fattori)
    Nel prossimo post proverò a fare un esempio pratico. Leggi questo articolo...

    venerdì 27 febbraio 2015

    I modi, le forme, il senso e la nostra User Experience: come cambia la Comunicazione Tecnica

    La digressione del mese di Gennaio sul'IoT a qualcuno di voi sarà sembrata una "vacanziera deviazione" rispetto alle tematiche che vi propongo da qualche anno.

    In realtà fa parte di un percorso di ricerca che, come tale, talvolta procede in modo lineare e talvolta fa dei salti o va a zig-zag.

    Anche io mi sono chiesto perchè ultimamente sono così orientato verso la "non linearità" e la risposta che mi sto dando è incentrata sul bisogno di sintetizzare qualcosa che arriva da diverse direzioni, apparentemente eterogenee, ma appunto, solo apparentemente.

    Sto leggendo il libro di Mark Baker "Every Page is Page One", in assoluto il libro più interessante sulla Comunicazione Tecnica che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni.

    Mark, di cui peraltro vi avevo già parlato, in questo momento è uno dei più raffinati "teorici"  dell'evoluzione della Com Tech  e prossimamente proverò a proporvi anche alcune sintesi ragionate delle tematiche più intriganti che Mark ha proposto.

    Vi consiglio di praticare il suo libro ed il suo sito.

    Sto continuando a tenere d'occhio le tematiche dell'IoT.

    E sto continuando a ragionare sul paradigma "InfoSeekU", nickname del paradigma  Information that Seek the User (le informazioni che cercano l'utente), in modo che tenga conto di diversi elementi di base che possono contribuire a rendere "sferico" tale modello.

    La connettività "everywhere", il mobile web, le piattaforme social stanno cambiando radicalmente la nostra User Experience e stanno costingendo le aziende e le organizzazioni a ridefinire le loro logiche di gestione dei prodotti e dei servizi, il successo dei quali dipenderà sempre di più dalla capacità di di gestire e misurare le interazioni e la soddisfazione dei clienti.

    Questa evoluzione ha profonde implicazioni per i Comunicatori Tecnici.

    La documentazione di un prodotto/servizio, che tradizionalmente ricopriva un ruolo relegato alla fase post-vendita, ora entra in gioco in qualsiasi momento del ciclo di vita del prodotto/servizio.

    Questo significa che gli autori tecnici dovrebbero essere più coinvolti nei team interfunzionali che si occupano di User Experience.


    Inoltre, dato che la User Experience tende ad essere sempre più complessa, multi-canale, multi-language, multi-evento, segmentata per tipologia di cliente, mi viene da pensare che le metodolgie classiche per la gestione della documentazione modulare:
    • multi-target
    • multi-channel
    • multi-language
    • tagged for audience
    ... potrebbero venire utili anche in questo campo d'applicazione.

    Quindi... architetture di documentazione Bottom-Up, InfoSeekU, IoT, UX,... siamo sicuri che siano tematiche distinte?


    Leggi questo articolo...

    mercoledì 14 gennaio 2015

    IoT: una nuova frontiera per la Comunicazione Tecnica (parte terza)

    Ripartiamo dal punto di chiusura del post precedente:

    Chi si occuperà di costruire la logica e l'ingegneria delle informazioni azionabili?

    Senza dubbio, questo compito toccherà ai Comunicatori Tecnici.

    Nell'IoT, il generico Smart Object "vive in rete" e interagisce "attivamente" con l'ambiente esterno, con altri SmOb e con gli esseri umani, comunicando verso l'esterno un vasto set di informazioni.

    Queste informazioni verranno attinte primariamente:
    • da un proprio database
    • da un'operazione di miscelazione tra le informazioni del proprio database e quelle che scaturiscono da diverse interazioni sopraindicate (vi ricordate l'esempio della serra nel post precedente?)
    In particolare, sarà necessario:
    • definire dei modelli di standardizzazione delle informazioni, che favoriscano il riuso dei contenuti
    • produre le informazioni in formati interoperabili, quindi adatti a diversi ambienti/sistemi operativi/canali, in modo che siano utilizzabili dalle applicazioni software eseguite dagli SmOb.
    • realizzare contenuti modulari, riusabili e "miscelabili" in base a diversi criteri "d'azione" (task driven, context driven, event driven) da proporre all'utente secondo il nuovo modello InfoSeekU ("informazione che cerca l'utente"), diverso dal collaudato approccio gerarchico-sequenziale del modello "utente che cerca l'informazione".
    Con quali armi affronteremo questa sfida?

    Molti sono gli aspetti che vanno ancora definiti nei dettagli, ma già da ora possiamo esser certi che alcuni standard aperti come l'XML ed i suoi diversi "dialetti" e alcuni approcci metodologici (ad esempio il Minimalismo) saranno particolramente adatti a questo scopo.

    Ed ora vi propongo alcune risorse, per iniziare a "curiosare".

    In primo luogo, come saranno definite e impacchettate le informazioni che daranno vita all'IoT?
    In XML o in qualche suo "dialetto" specializzato.

    Ma ci sono altre tecnologie, come JSON, che emergono e che vanno monitorate.

    Intanto, inizia a farsi strada un'espressione specifica: Information of Things.

    E stanno già emergendo annunci di lavoro specifci per figure di TW da inserire all'interno di di gruppi di lavoro IoT.

    E qui concludo questa trilogia di post finalizzati a presentare la mia visione in merito all'impatto che l'IoT avrà sulla nostra professione.

    Spero di avervi incuriosito e di avervi dato almeno gli elementi di partenza per approfondire l'argomento, e aspetto anche i vostri feedback per continuare a mia volta ad approfondirlo.

    A presto. Leggi questo articolo...

    giovedì 8 gennaio 2015

    IoT: una nuova frontiera per la Comunicazione Tecnica (parte seconda)

    Riprendiamo la tematica del primo post di questo thread e iniziamo una breve panoramica del pattern tecnologico che supporta l'IoT.

    Nell'IoT le macchine ("Smart Objects"/SmOb) sono collegate in rete.

    A tale scopo, è necessario disporre di tecnologie di networking (reti fisiche, reti wireless, protocolli di comunicazione e di interoperabilità tra reti di diverso tipo); tutto ciò al fine di ottenere una connessione persistente ad Internet.

    Sono importanti anche le tecnologie legate al risparmio energetico, affinchè gli SmOb possano avere un massimo livello di autonomia, soprattutto per dispositivi mobili e sempre per mantenere una connessione in rete persistente.

    Una connessione persistente e la mobilità sono sostanzialmente dei pre-requisiti per l'IoT.

    Ma su questi prerequisiti si appoggia una delle principali tecnologie "abilitanti" l'IoT, cioè il Cloud Computing. Attraverso il Cloud, dati e servizi vengono spostati e concentrati su provider esterni. Lo SmOb lavora "leggero" e la GUI può essere meglio tarata sulla User Experience.

    Un altro elemento rilevante, tipico del mondo Web 3.0 (così come il cloud e il mobile) sono i Big Data, che sono alimentati da tutte le interazioni digitali prodotte da milioni di utenti (ricerche online, transazioni e-commerce, interazioni social, uso di dispositivi mobili, GPS, banche dati di varia natura e altro ancora ), aggregati in grandi volumi strutturati e destrutturati.

    I Big Data richiedono grande potenza di calcolo ai fini dell'analisi, predizione e deduzione di informazioni specifiche e "contestualizzate" in grado di alimentare l'IoT.

    Ora immaginate di avere una centralina metereologica fuori dalla vostra casa, che invia dati in tempo reale al climatizzatore della vostra serra. Il climatizzatore regola temperatura, umidità e ventilazione in base ad un software che può acquisire dati da diversi sorgenti.

    Ad esempio, da una App sul vostro smartphone che vi consente di intervenire da remoto, se necessario, sui livelli di temperatura, umidità e ventilazione, variando le impostazioni programmate.

    Ma anche da un servizio metereologico relativo al vostro distretto geografico, in  modo da personalizzare e "contestualizzare" le previsioni metereologiche e confrontarle con i dati, in tempo reale, registrati dalla vostra centralina "locale".

    I dati coinvolti in questo sistema sono memorizzati sia sul vostro hard disk locale che su un account in cloud, in modo che voi possiate analizzarli anche se siete lontani dalla serra, attraverso una connessione mobile.

    Inoltre, questa massa di dati, insieme ad altri dati provenienti dalle serre di altri coltivatori, contribuisce ad alimentare un sistema di Big Data dal quale si traggono indicazioni statistiche sulla produttività di tali impianti.

    Vi sembra così futuristico?

    Dovremmo aggiungere altri elementi avanzati, quali:

    - le Weareable Technologies e la Realtà Aumentata, come supporti di ibridazione fra reale e digitale, in grado di arricchire la realtà con uno strato di contenuti digitali contestuali e personalizzati

    - i Sistemi Esperti, che si basano su un insieme di tecniche e principi (Web semantico, Data Mining, Intelligenza Artificiale,...) al fine di comprendere il senso delle ricerche degli utenti e di dedurre le risposte e/o di formulare previsioni analizzando dati secondo criteri statistici e/o semantici.

    Il pattern teconologico su cui si istanzia l'IoT non si esaurisce in queste brevi note, che ne indicano solo gli elementi principali.

    Se volete accedere ad una trattazione più estesa, potete far riferimento a diverse risorse, tra le quali:
    Ma se parliamo di IoT in questo blog, significa che ci stiamo ponendo una prima domanda basilare:

    Ci interessa capire quale potrà essere l'impatto dell'IoT sulla nostra professione?

    E a questa domanda potremmo, banalmente e cautamente, limitarci a rispondere SI.

    Ma appena diciamo un SI, iniziano i guai perchè ad un SI segue di solito un PERCHE' o volendo essere più precisi, in questo caso:

    In che modo la diffusione dell'IoT potrebbe coinvolgere il lavoro del Comunicatore Tecnico?

    E qui ritorniamo al mio interesse e all'attività di ricerca che porto avanti da un po' di tempo su certi argomenti.

    A Bologna nel 2013, in occasione del decennale della COM&TEC, avevo parlato di un nuovo paradigma basato sull'idea che devono essere "le informazioni a cercare gli utenti" e a tale scopo avevo portato come esempio applicativo gli Help on Line contestuali (Context Sensitive Help, CSH) integrati nelle applicazioni software.

    Tale paradigma si propone come alternativa rispetto al "vecchio" paradigma in cui sono "gli utenti che cercano le informazioni", incarnato dai tradizionali libri/manuali gerarchici e sequenziali.

    Questa tesi, che ho riproposto anche alla conferenza di Aix-en-Provence, trova ulteriore conforto, a mio avviso, proprio quando iniziamo a ragionare sull'IoT.

    Nell'IoT le macchine ricevono info dall'ambiente circostante e da altre macchine collegate in rete. Tali informazioni vengono elaborate e producono effetti sull'ambiente, nel senso che la macchina è "soggetto attivo" quando eroga informazioni e le eroga in base a diversi fattori quali:

    - l'operazione da fare
    - il profilo dell’utente utilizzatore
    - le condizioni al contorno (quindi il contesto) che possono variare momento per momento
    - altro?...

    Ma non è finita qui.

    La macchina si autoconfigura, magari sulla base di qualche evento ben definito e ci informa della variazione della configurazione.

    La macchina va in autodiagnosi se c'è qualche problema ed è la macchina a segnalare all'utente la corretta procedura per la soluzione del problema ("informazione che cerca l'utente"), quindi non è più l'utente che deve andare a cercare sul libretto di istruzioni la sezione per il troubleshooting ("l'utente che cerca le informazioni").

    Quando un pezzo della macchina ha esaurito N ore di funzionamento, limite oltre il quale sarebbe opportuno sostituirlo, è la macchina che avvisa della necessità di fare una manutenzione e magari indica anche:

    - la procedura step-by-step per smontare il pezzo
    - le eventuali procedure di manutenzione e/o sostituzione

    E qui entra in gioco un concetto chiave, quello che Petra Dal Santo chiama "informazione azionabile".

    Nel caso dell'CSH/HOL è l'utente che, in base al proprio contesto operativo, clicca su un pulsante e "aziona" l'informazione che gli serve in quel preciso punto.

    Nel caso dell'IoT è la macchina che, sempre in base al contesto ad un insieme di criteri/eventi/condizioni PROPONE all'utente le informazioni giuste, cioè ATTIVA le informazioni necessarie all'interazione con l'utente.

    Come potete vedere, sia che nel caso dell'CSH/HOL sia nel caso delle macchine che danno vita all'IoT, il paradigma più utile è quello in cui sono le informazioni che vanno a cercare l'utente (InfoSeekU).

    Se avete avuto la pazienza di seguirmi, avete già capito che la risposta alla domanda di partenza è dietro l'angolo!

    Chi si occuperà di costruire la logica e l'ingegneria delle informazioni azionabili?

    Io ipotizzo che questo compito toccherà ai Comunicatori Tecnici, in barba ai catastrofisti che prefigurano sventure in un mondo "dominato" dalle macchine.

    Perchè le macchine saranno sempre più presenti, efficenti, utili e magari cancelleranno anche posti di lavoro... ma ancora non producono idee proprie.

    Al prossimo post, per rafforzare la mia convinzione... e spero anche la vostra!

    :-) Leggi questo articolo...

    lunedì 5 gennaio 2015

    I contenuti strutturati non possono risolvere ogni problema... qualcosa dovete farlo anche voi!

    Mi sono imbattuto in un bel post di  Joe Pairman che condensa con grande efficacia i migliori 5 motivi che giustificano la produzione di contenuti strutturati.

    Sono totalmente allineato con Joe.

    Tuttavia, come dico sempre, non bisogna legarsi ciecamente a teorie, standard e tecnologie come se fossero, di per se stesse, la soluzione dei nostri problemi.

    Si può adottare una splendida metodologia, usando il miglior CMS presente sul mercato, modularizzando efficacemente tutti i contenuti ma tutto questo potrebbe non impedirvi di scrivere della pessima documentazione tecnica.

    Un esempio?

    Immaginate un'avvertenza di sicurezza imprecisa, che non utilizza i pittogrammi e i cromatismi previsti per questo tipo di informazioni e non risulta conforme agli standard di sicurezza e alle normative del settore d'applicazione.

    Magari l'avete definita e racchiusa in un topic.

    Magari l'avete taggata, cioè contraddistinta con un meta-dato finalizzato a filtrare/selezionare quel topic per inserirlo in un certo documento.

    Magari state realizzando i vostri topic attraverso una metodologia standardizzata (ad esempio, DITA).

    Magari questi topic sono governati attraverso un CMS XML-based, in cui sono disponibili tutte le funzionalità più desiderabili che possiate immaginare.

    E magari attraverso questo CMS potete produrre diversi tipi di output (PDF, ePUB, HTML...)

    MA TUTTO QUESTO... non cambia la natura profonda delle cose...
    perchè la vostra avvertenza di sicurezza rimane, fondamentalmente, IMPRECISA e NON CONFORME alle normative.

    In parole povere... E' SCRITTA MALE... e nessun CMS e nemmeno DITA vi salveranno dal fatto che state scrivendo una pessima avvertenza di sicurezza!

    Ma questo significa anche che "il fattore umano" è sempre il più importante... e questo è comunque molto consolante!

    :-)


    Leggi questo articolo...

    sabato 3 gennaio 2015

    IoT: una nuova frontiera per la Comunicazione Tecnica (parte prima)

    Anno nuovo, idee nuove.

    Come sapete, di solito mi piace seguire più di un filone. A volte i filoni si interrompono e poi magari li riprendo... del resto... il blog è il mio... e faccio quello che voglio!

    Oggi si parla di "Internet delle Cose" (Internet of Things, IoT).

    E' una tematica alla quale mi interesso da quasi un anno e non sono di certo un esperto, ma mi interessa capire in che modo i principi e le regole della Comunicazione Tecnica potranno integrarsi e contribuire allo sviluppo dell'interazione fra l'uomo e le macchine nell'ambito dell'IoT.

    Volendo introdurre l'argomento, potremmo dire che all'inizio fu la Domotica, una disciplina che prometteva di integrare nell'ambiente della nostra casa e, più in generale, negli ambienti antropizzati, una serie di "funzioni intelligenti" (sicurezza perimetrale dell'edificio, climatizzazione, ottimizzazione dei consumi energetici) affidata a meccanismi diversi ma destinati ad integrarsi sempre più efficacemente.

    Molto prima della Domotica, in ambito industriale, le discipline del Telerilevamento e del Telecontrollo avevano già sviluppato moltissime soluzioni per la misurazione di grandezze fisiche che andavano ad alimentare meccanismi attuatori di vario genere (esempio classico: lettura del livello di un galleggiante e conseguente apertura automatica di un rubinetto per riempire un serbatoio).

    Tutte queste tecniche hanno rappresentato un background molto utile quando, con lo sviluppo e la diffusione di Internet, si è iniziato a pensare che le macchine potessero essere raggiunte e governate attraverso il Web e potessero comunicare tra di loro in diverse modalità.

    Secondo McEwen e Cassimally per IoT va inteso il connubio fra:

    • oggetto fisico
    • sensori e attuatori inseriti nell’oggetto
    • connessione via internet dell’oggetto a un servizio web ed eventualmente ad altri oggetti e/o utenti.

    Attraverso i sensori gli oggetti raccolgono una serie di su grandezze misurabili (movimento, luce, temperatura, umidità, suoni, vibrazioni, ecc.)

    Gli attuatori permettono invece  all’oggetto di agire sul mondo esterno.

    Internet aggiunge all’oggetto la dimensione della comunicazione e dell’intelligenza, intesa nel senso di poter correlare/miscelare/confrontare informazioni diverse da diversi tipi di sorgenti/sensori.

    Ovviamente, a questa prima definizione dobbiamo affiancare una serie di concetti quali:

    - l'ecosistema tecnologico su cui si "appoggia" l'IoT
    - gli ambiti applicativi
    - le criticità

    ... per poter definire meglio, anche dal punto di vista del Comunicatore Tecnico, quale sarà l'impatto di questa evoluzione.

    Tenete presente che tutto questo non è "futurologia" , è qualcosa che già esiste e la sua diffusione su larga scala è "dietro l'angolo", come potrete intuire dal grafico seguente:


    Di questo ed altro si parlerà a Bologna il 27 Gennaio 2015, nell'ambito di un'iniziativa organizzata da COM&TEC.

    Ma nei prossimi giorni, ne parleremo ancora.

    Leggi questo articolo...