Per me è stato gratificante aver contribuito all'organizzazione di questo evento e aver ricevuto dal Direttivo COM&TEC il compito di condurre il Questions&Answers panel nel ruolo di moderatore.
Ma soprattutto è stato gratificante registrare i feedback positivi di tutti i partecipanti, che hanno partecipato attivamente alle sessioni di Smart Talking al termine di ogni intervento e hanno posto molte domande interessanti ai relatori.
Sul sito della COM&TEC potete trovare:
- un breve report della giornata
- i link per scaricare le slide di tutti i relatori
Io partirò dall'articolo di Petra e sceglierò solo alcuni temi che mi hanno particolarmente colpito, per provare a dare la mia interpretazione sullo stato dell'arte dei CCMS.
La prima cosa che mi ha colpito nell’articolo di Petra è stato il titolo: siamo in una fase in cui dobbiamo “rifondare la comunicazione tecnica”.
E se questo “mantra” è già stato recepito nelle grandi o medie aziende, dove tipicamente la documentazione si sviluppa in casa, per le piccole aziende e per le aziende che offrono servizi di comunicazione tecnica è maturo il tempo per mettere in discussione i vecchi modelli.
Smettiamola di parlare di “manuali”: iniziamo a parlare solo di contenuti, di "redazione" e "gestione" del contenuto da proporre in diversi formati di output e modalità di utilizzo.
Se leggete questo blog, visto che parliamo di questi temi da almeno 5 anni, sono sicuro che siete perfettamente allineati.
Il “contenuto” è l’oggetto che ospita “l’informazione” sul prodotto e non è più un qualcosa che accompagna il prodotto ma che è parte integrante del prodotto stesso.
Il “contenuto” occupa uno spazio allo stesso tempo centrale e multidimensionale rispetto al prodotto e Petra identifica molto bene queste diverse dimensioni nel suo articolo, quindi non le riporto in questa sede.
Questa è la prima sfida che le aziende devono affrontare: gestire la multidimensionalità del contenuto presuppone una Content Strategy, altro termine non ancora troppo diffuso in Italia. Porre al centro i contenuti significa gestirne la granularità e amplificarne l’autoconsistenza, per poi poter aggregare dinamicamente insiemi di contenuti in N modi possibili, in K formati diversi, in base a criteri diversi e combinabili tra loro.
Il tutto, tenendo anche conto che tali contenuti non sono solo destinati ad essere letti da utenti umani, ma nel prossimo futuro saranno consumabili e prodotti da ecosistemi IoT, da Artificial Intelligence Engine o da altre infrastrutture tecnologiche 4.0.
In tutto questo, i CCMS fanno da substrato tecnologico per poter implementare una efficace Content Strategy. Quali sono le lezioni più interessanti che credo di aver imparato durante la CCMS MARATHON?
Tralascio scientemente gli aspetti legati al processo di adozione di un CCMS e di migrazione dei dati, partendo da un processo redazionale “tradizionale” ad una nuova content strategy coadiuvata da un CCMS.
Carlo Gardini ha prodotto uno use case veramente significativo in tal senso.
Questo primo step:
- lo considero inevitabile al fine dellla “rifondazione della comunicazione tecnica” di un'azienda
- è legato fortemente al contesto in cui si decide di adottare un CCMS ed è difficile definire delle regole che possono andar bene per tutti
Da parte mia, glisso su questo primo step e fra le tante idee ne seleziono 3:
- quali sono i segnali che devo cogliere per capire che il mio modo di fare documentazione non è più in grado di servire la mia logica di business? Cioè come mi accorgo che devo “rifondare i miei contenuti”?
- un CCMS, per un’azienda, non è un punto d’arrivo ma solo la tecnologia abilitante per arrivare alla “ingegnerizzazione dell’ecosistema dei contenuti”
- il prezzo dell’innovazione chi lo paga e come si gestisce? E come si modula nel breve, nel medio e nel lungo periodo?
A presto.
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