Un vecchio adagio insegna che se dai un bicchiere d'acqua ad un assetato lo aiuti a vivere, ma se gli riversi in testa 1000 litri d'acqua in un solo colpo lo ammazzi.
Questo è il rischio a cui siamo esposti ogni giorno, immersi in un flusso d'informazioni sempre più possente; il governo di questo flusso diventa quindi un elemento critico nella nostra vita professionale e di relazione.
Io sono da tempo inter-dipendente dalla rete, nel senso che è una dipendenza che ho scelto di coltivare anche se non sempre riesco a gestirla con lucidità. E sorrido con leggerezza della setta dei "catastrofisti" che in questa inter-dipendenza intravedono il male, la perdizione, l'alienazione e altre piaghe.
Attraverso la rete ho avuto opportunità che mai avrei avuto anche solo 15 anni prima, ho conosciuto persone che non frequento "fisicamente" ma con le quali ho in comune molti più interessi ed elementi di quanti non ne abbia con il mio fastidiosissimo vicino di casa, ho potuto studiare e migliorare molti tratti del mio skill professionale senza dover passare intere giornate in una qualsiasi Università "di mattoni", posso gestire molta parte del mio lavoro di ogni giorno con un'efficenze imparagonabile a quella che potrei mettere in campo senza la rete.... e così potrei continuare.
Ma quante cose, che pur mi sarebbero utili, mi sfuggono?
E potrei usare meglio quei 30 minuti, che dedico ogni mattina prima della colazione ai diversi gruppi di Linkedin a cui sono iscritto, per setacciare quelle 3-4 dritte "cool" che poi andrò ad approfondire in un secondo momento?
A queste ed altre domande prova a rispondere
Alessanda Farabegoli in un
seminario che si è svolto di recente a Ravenna.
Nel seminario, tra le altre cose, Alessandra cita questa infografica:
... pubblicata
sul blog della Domo, che meglio di tante parole ci indica quante informazioni, ogni minuto, vengono generate dalla rete e ci da una misura di questo meccanismo.
Alessandra Farabegoli è una "Guru" dei paradigmi
della comunicazione on-line ed è stato uno dei miei punti di
riferimento quando ho iniziato ad occuparmi di comunicazione, anche se lei non lo ha mai saputo fino ad ora.
MA ORA qualcuno potrebbe dire: "E tutto ciò cosa a che fare con la comunicazione tecnica?"
La comunicazione tecnica è una modalità specializzata di comunicazione, ma non vive su un'isola, anzi è molto connessa con altri tipi di comunicazione, dalla più classica comunicazione d'impresa alla comunicazione on-line nelle sue diverse forme. E regole e paradigmi di comunicazione che valgono in un ambìto possono essere utili e adattabili anche in altre aree. Per questo la contaminazione è utile e da tutti si può imparare qualcosa.
Inoltre, è in atto un'evoluzione dell'idea classica del Technical Writer, che si limitava a riportare "in bella forma" le informazioni frammentarie recuperate intervistando i "Subject Matter Experts"; è uno schema ancora valido, ma non è il futuro, o meglio è solo una parte di esso.
Il Technical Communicator è l'evoluzione della suddetta idea classica e dovrà avere competenze sempre più trasversali e curvanti, sempre più contaminate dalla convergenza di aree diverse e mezzi di comunicazione diversi, dove la "scrittura" rimarrà centrale ma non sarà più la parte totalizzante del lavoro e lascerà spazio anche ad altro.
In questo caso, mi premeva farvi toccare con mano quale enorme massa di informazioni ci sommerge ogni giorno e quanto sia stupido immaginare che questo non ci riguardi e che si possa fare a meno di conoscere ed applicare le tecniche e le regole che possano governare e rendere fruibili e utili queste informazioni.
A tale scopo, anche le regole e le tecniche della comunicazione tecnica possono essere d'aiuto, specie quando si prende coscenza della "potenza informativa erogata", cioè della quantità d'informazione prodotta nell'unità di tempo (scusate, il "marchio di Caino" dell'Ingegnere è indelebile!).
E alla fine questo post è stato anche un bel pretesto per invitarvi a conoscere
Alessandra Farabegoli (ma sono certo che molti di voi già la conoscono), perchè arriva sempre il momento in cui si devono saldare dei debiti di gratitudine con chi ci insegna delle cose.
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