giovedì 29 dicembre 2016

Un concetto a settimana per i Comunicatori Tecnici

Ho scoperto questo sito che non conoscevo, ove i maggiori esperti mondiali di Comunicazione Tecnica, ogni settimana, illustrano la definizione di un concetto.

Il concetto che mi ha fatto incontrare questo sito è CCMS, illustrato dalla mia amica Nolwenn.

E' una specie di "sito terminologico" di base, utile soprattutto per chi inizia a muoversi nel mondo dei Contenuti 4.0 e deve fare i conti con "i fondamentali".

Ma è bella l'idea che i contributors siano tutti professionisti ben noti, che collaborano a realizzare una specie di antologia tascabile "smart" della Comunicazione Tecnica. Leggi questo articolo...

martedì 27 dicembre 2016

Quasi 7 anni di blog e 300.000 pagine visitate!

Il blog compie 7 anni ed oggi ha superato la soglia delle 300.000 pagine visitate.

 

Nel 2012 aveva superato soglia 100.000, all'inizio di Marzo.

Quindi siamo passati da una media di circa 33.000 pagine visitate nei primi 3 anni, a  circa 50.000 l'anno negli ultimi 4.

Ma al netto del dato analitico, in questi anni mi è capitato di frequente di incontrare colleghi che, dopo le presentazioni iniziali, mi hanno detto: "Ma tu sei l'Artigiano di Babele!" oppure "Ohh ma sei quello del blog, lo leggo spesso!".

Ecco, come ho già spiegato in più occasioni, il blog è stato una splendida palestra per me.
Mi "diverto" a scriverlo, ma per scrivere sono obbligato a studiare, quindi mi diverto a studiare e quando ci si diverte a fare qualcosa, questo qualcosa di solito "funziona".

Se è stato utile anche ad altri o se mi ha aiutato ad entrare in contatto con altri colleghi o se ha stimolato anche una sola buona idea, questo mi gratifica.

Ma il giorno in cui venisse meno il "divertimento", cioè la passione di "scrivere per spiegare", probabilmente farei altro.

Ma quel giorno non è ancora arrivato.
:-) Leggi questo articolo...

sabato 24 dicembre 2016

BUONE FESTE!

Quest'anno le mie feste saranno molto diverse rispetto agli ultimi anni.

E' stato un anno difficile per tanti motivi, e per la prima volta ho "sentito" i miei 50 anni. La vita ti toglie e ti da e non c'è niente da capire.
Ma c'è sempre da imparare.

E quest'anno ho imparato che quando diciamo a qualcuno che amiamo "scusami, ma ora non ho tempo", facciamo un errore al quale non c'è riparo, ma che in quel momento non siamo in grado di capire.

Lo capiremo solo molti anni dopo, quando perderemo quella persona.

Proprio per questo, augurandovi BUONE FESTE, vi auguro una cosa preziosa: di "avere tempo" per le cose che contano.


Tempo per i vostri cari, per i vostri sogni, per i vostri amori, per tendere una mano a chi può averne bisogno.

Buone Feste!


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mercoledì 21 dicembre 2016

Contenuti 4.0... cioè? Come incide la UX

Nell'ultimo post avevo indicato come la relazione "contenuto-posizione del contenuto" non sia più sufficente a fornire risposte per la Comunicazione Tecnica 4.0.
In questa relazione dobbiamo aggiungere altri elementi?

Probabilmente si e forse non siamo neanche certi di conoscerli tutti, ma un elemento è sicuramente decisivo: la User Experience (UX).





L'evoluzione della tecnologia ci ha portato dal manuale stampato ai "contenuti molecolari".

Ora dobbiamo fare un altro salto quantico: i contenuti molecolari possono essere "montati insieme" in diversi modi, secondo diverse relazioni di interdipendenza, in base al contesto, in risposta ad un evento e possono essere attivati e pre-filtrati (tipizzazione+tagging) in base all'utente a cui sono destinati.

L'esempio che sto per farvi è ispirato da una riflessione che mi è stata suggerita durante una cena a Bologna, da un Ingegnere che ha maturato esperienze significative nell'automotive.

Se compro un'automobile di fascia alta, probabilmente avrò un tablet integrato nel cruscotto che mi fornirà le istruzioni per le regolazioni e le funzionalità più comuni della mia nuova auto.

Ma queste informazioni di base, probabilmente, mi saranno utili solo nei primi giorni di uso dell'auto. Poi, una volta imparate, non dovrò  leggerle di nuovo. Perchè? Perchè la mia UX sarà cambiata.

Cosa farei seguendo un approccio tradizionale?
Forse scriverei un manuale con TUTTE le procedure tecniche per il governo dell'auto, ordinate secondo un certo indice.

Ma l'indice riflette il punto di vista dell'utente o dei diversi utenti che acquisteranno quella macchina?
Sicuramente no!

Nella migliore delle ipotesi, l'indice del manuale dell'auto sarà strutturato in base a delle "best practice" di uso comune, magari ispirate a qualche standard.
Ricordate la relazione "contenuto-posizione del contenuto"?

Che cosa dovrei fare invece se tenessi conto della UX?

Ad esempio, potrei associare ad ogni procedura un parametro di priorità del tipo:
  • le procedure per i principianti (getting started)
  • le procedure di uso comune (common use case)
Poi potrei immaginare quali saranno le domande e i dubbi più frequenti dell'utente nel primo mese (fase "pricipiante") di utilizzo dell'automobile e strutturare i suddetti contenuti per soddisfare la UX del "principiante".

In quest'ottica, quanto può essere importante definire la procedura step-by-step per smontare le candele? Direi... circa ZERO!
Perchè la probabilità di avere un problema alle candele nel primo mese di vita di una macchina nuova... è circa ZERO!!

In un manuale tradizionale, la procedura per smontare le candele probabilmente la trovate... ma quante volte avete REALMENTE smontato le candele della vostra auto?

Quello che vi ho appena raccontato è una semplificazione della FASE 1 che Marie Girard indica nel suo articolo.

Marie indica poi altre 4 fasi per poter progettare Contenuti 4.0 più efficaci.

La FASE 2 suggerisce di costruire gruppi di lavoro interdisciplianari per realizzare contenuti con un focus più effettivo sulla UX.

La FASE 3 invita ad utilizzare le macchine e l'intelligenza artificiale per migliorare i contenuti.

La FASE 4 invita ad usare "l'intelligenza collettiva" (FASE 2) per affinare strategie basate sui dati ricavati dalle macchine (FASE 3), sempre al fine di migliorare la  FASE 1, cioè la relazione "contenuto-posizione del contenuto-UX".

Nella FASE 5 dobbiamo semplicemente misurare i risultati prodotti, raccogliere feedback dagli utenti ed eventualmente correggere il tiro, iterando una o più fasi, magari cambiando il valore di alcune variabili e lavorando su cicli di processo più brevi e flessibili.

Dall'articolo della Girard emerge un'idea guida, vera oggi più di ieri:
  • i contenuti tecnici nascono ed evolvono nell'ambito di un processo più sofisticato rispetto al processo redazionale classico
  • i contenuti tecnici diventano un asset aziendale concreto e forniscono "valore aggiunto" al prodotto
  • non ci sono modelli "ready to use" che funzionano sempre ma i modelli devono essere "adattativi", cioè devono essere flessibili
Ma per oggi basta così.

A presto. Leggi questo articolo...

venerdì 16 dicembre 2016

Contenuti 4.0... cioè? I contenuti non abitano più nel manuale

Nel primo post di questa serie ho fissato alcuni punti:

- la definizione di "contenuto intelligente" (Ann Rockley, 2008)
- l'indicazione della natura duale tra Contenuto e Informazione
- l'obiettivo "virtuoso" di arrivare ad una relazione biunivoca:
un contenuto = un'informazione

Nel secondo post ho esplicitato gli attributi della definizione della Rockley

Ma a questo punto dobbiamo disvelare un "convitato di pietra" che, de facto, è implicito nella definizione della Rockley e che riguarda la natura "geometrica" del contenuto.

Il contenuto 4.0 è intrinsecamente modulare, di granularità variabile, o "contenuto molecolare" come indicato anche da Marie Girard in un recente articolo pubblicato su tcworld.

Nel 2013, a Bologna, in una conferenza internazionale, avevo parlato di un nuovo paradigma, ove non erano più gli utenti che avrebbero cercato le informazioni sui libri/manuali, ma erano le informazioni che avrebbero iniziato a "cercare gli utenti".

Tali informazioni sarebbero state attivabili in risposta ad un evento, ad un contesto e/o ad un compito da svolgere (event/task/context triggered). Inoltre, tali informazioni sarebbero state fruibili in modalità multi-fomato e multi-canale.

Anche nel mio caso, era sostanzialmente implicito che le "informazioni" (ciò che interessa l'utente) sarebbero state racchiuse dentro "contenuti" modulari.

L'articolo di Marie Girard è molto interessante e qui potete leggerlo integralmente.

Io provo ad isolare ed analizzare alcuni concetti chiave che mi hanno colpito nell'articolo di Marie:

- come è cambiato il nostro modo di leggere
- come cambia la granularità del contenuto in funzione della User Experience
- macchine "intelligenti" ci possono aiutare a valutare la qualità dei contenuti
- di quali standard o modelli ci possiamo fidare?

COME E' CAMBIATO IL NOSTRO MODO DI LEGGERE
La storia della produzione di grandi volumi di contenuti coincide con l'invenzione della stampa.

La conoscenza tecnica, cioè le informazioni su come fare qualcosa per un certo scopo, esplode nell'era dell'industrializzazione di massa che ha generato la necessità di trasferire il know-how in fretta: nascono i manuali d'istruzione e il libro, un oggetto gerarchico-sequenziale, diventa "l'unità di contenuto".

Con l'arrivo di Internet e dopo circa 30 anni di World Wide Web, il nostro modo di leggere è cambiato: non più una pagina dopo l'altra, un capitolo dopo l'altro, ma irrompe l'ipertesto.

Mark Baker scrisse un articolo eccezionale sull'argomento, che parlava di topic sizing e lettura ipertestuale, ideando questa figura che spiega più di tante parole:



L'avvento dell'ipertesto ha delle conseguenze: "l'unità di contenuto" non è più "il libro" ma diviene un elemento "frammentabile" di dimensione (granularità) variabile.

GRANULARITA' DEL CONTENUTO IN FUNZIONE DELLA USER EXPERIENCE
La tecnologia che consente di frammentare i contenuti sono i linguaggi taggati appartenenti alla famiglia SGML/XML.

SGMLS/XML implicano la possibilità nativa di "strutturare" i contenuti: nascono S1000D e DITA.

Con gli Help on Line, per la prima volta, la documentazione è "immersa" e contestuale alle applicazioni software, non più su un supporto separato (il libro).

Si crea quindi un legame indissolubile tra uso delle interfacce sofware e "user assistance". E si differenziano le tipologie di contenuti per assistere l'utente ed ogni tipologia richiede una diversa frammentazione.

Poi arrivano i social-media, e la produzione dei contenuti tecnici, cioè "il come si fa cosa", si trasferisce nei forum, nei video di YouTube e in ogni altro luogo dove gli utenti si incontrano e in molti casi "auto-producono" (per attività di training, di marketing, di technical sale,...) contenuti tecnici sempre più frammentabili.

I contenuti sono "molecolari", sono "auto-consistenti" e possono vivere in contenitori diversi.

Questo è il primo passaggio chiave che sottolinea la Girard: il luogo di nascita originale del contenuto tecnico è il manuale di istruzioni, ove era ben visibile l'equazione tra la natura del contenuto tecnico (know-how) con la sua posizione (il manuale).

Ora questa equazione è rotta: lo stesso contenuto molecolare può collocarsi in posizioni/formati diverse.

E questo in un certo senso ci disorienta... perchè? Perchè siamo abituati a pensare in termini di "come creo il contenuto, come distribuisco il contenuto".

E' un modo sbagliato di pensare?

Non necessariamente, ma l'equazione "contenuto-posizione del contenuto" non tiene conto di ALMENO un'altra variabile: la User Experience.

E questo è il secondo passaggio chiave individuato dalla Girard.

Ma per oggi basta così.

A presto. Leggi questo articolo...

venerdì 9 dicembre 2016

A che punto siamo con DITA?

Nella scorsa primavera ho tenuto un webinar introduttivo su DITA, nell'ambito delle attività di formazione della COM&TEC, che forniva tutti gli elementi di base per avvicinarsi a questo standard XML.

E' stato il primo webinar realizzato in Italia su DITA, un vero e proprio evento.

DITA è, attualmente, lo standard più utilizzato al mondo per la produzione di documentazione tecnica strutturata.

Nello scorso mese di Novembre, a Monaco di Baviera, si è svolto il più importante evento europeo su DITA, il DITA-OT 2016.

In questo consesso hanno parlato di DITA i più importanti esperti mondiali (Robert Anderson, George Bina, Eliot Kimber, Kristen Eberlein, Radu Coravu, ...), molti dei quali fanno parte del consorzio OASIS, che si occupa dell'evoluzione di questo standard.

Qui potete trovare tutti i video dell'evento e le relative slide.

Questi contenuti forniscono "la fotografia" più recente ed aggiornata su DITA.

Prossimamente, vi proporrò una serie di articoli che riprenderanno i temi illustrati nel mio webinar e cercheranno di approfondire diversi aspetti di questo standard.

A presto.

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giovedì 8 dicembre 2016

Contenuti 4.0... cioè? Struttura, semantica e rintracciabilità

Nel post precedente, siamo partiti dalla definizione di "Intelligent Content" fissata da Ann Rockley, che definisce gli attributi fondamentali di un contenuto "intelligente".
Analizziamo rapidamente tali attributi.


STRUCTURALLY RICH
Un contenuto è struttuato (Gibbon, 2014) se risponde ad una rappresentazione formale che si basa:
  • su un insieme di contenuti tipizzati
  • su un insieme di relazioni che legano tali contenuti

Se misurate questa definizione con le caratteristiche dei più comuni standard di documentazione (DITA, S1000D, ...), vi rendete conto che tali standard ricadono perfettamente dentro la definizione.

Ma se analizziamo il content model di un generico CCMS, potremmo rilevare anche in esso un notevole grado di conformità con la definizione di Gibbon.

Nella definizione, implicitamente, si fa riferimento ad un un contenuto "puro", non inquinato dalla formattazione e definito in base a delle regole di struttura che rendono quel contenuto riconoscibile dagli altri.

I contenuti strutturati secondo le specifiche SGML/XML rientrano perfettamente dentro questo schema.

Quindi, un documento Word, monolitico, dove forma e contenuto sono miscelati insieme (paradigma della frittata (Galiazzo)), non è strutturato, quindi non "intelligente" secondo la definizione della Rockley. Mentre, ad esempio, un contenuto espresso nello standard DITA lo è.

Questo è un indizio molto importante: se usate uno standard aperto ben definito per la strutturazione dei contenuti (ad esempio, DITA), siete AUTOMATICAMENTE sicuri di poter manipolare "contenuti intelligenti" secondo la definizione che abbiamo adottato.

In caso contrario, se vi affidate ad un content model proprietario di un generico CCMS, potreste magari ottenere lo stesso risultato ma dovete prima verificare con attenzione le caratteristiche del content model.


SEMANTICALLY CATEGORIZED
Un contenuto strutturato è semanticamente classificabile.

In DITA un Concept topic è ben distinto da un Troubleshooting topic: sono due tipi di contenuti diversi, definiti da due strutture diverse, che si basano su due diversi insiemi di tag XML (e tali tag possono essere utilizzati rispettando determinate regole di struttura), ed esprimono due semantiche diverse.

Ad esempio, posso produrre un manuale con tutte le informazioni concettuali relative alla versione 1.0 della Macchina A, collezionando tutti i Concept topic che descrivono i fondamentali principi di funzionamento della macchina.

Analogamente, posso produrre il manuale della risoluzione dei problemi collezionando solo i topic di tipo Troubleshooting.


AUTOMATICALLY DISCOVERABLE
Se posso riconoscere una struttura, posso recuperare automaticamente un contenuto basandomi sull'analisi della tipizzazione della struttura.

Contenuti strutturati e semanticamente classificabili possono essere ulteriormente "taggati", cioè associati a dei metadati che ne potenziano la semantica.

Se posso taggare un contenuto, lo posso recuperare con una procedura automatica che prende in considerazione solo i tag che mi interessano.

Ad esempio, posso descrivere una procedura di manutenzione per la Macchina A, versione 1.0 e posso taggare la procedura con un tag "MacchA-1.0".

Posso poi descrivere una procedura simile per la Macchina A, versione 1.1 ("MacchA-1.1").

Oppure posso taggare con "MacchB" tutti i contenuti relativi alla Macchina B.

Posso poi taggare tutti i topic di tipo Troubleshooting inerenti alla "MacchA-1.0" e alla versione successiva, "MacchA-1.1"; quindi posso produrre 2 diversi manuali di risoluzione dei problemi sfruttando il paradigma:

tipizzazione + tagging

E ora credo che la definizione della Rockley sia più chiara.
Ma non è finita qui.
A presto.


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