Nel primo post di questa serie ho fissato alcuni punti:
- la definizione di "contenuto intelligente" (Ann Rockley, 2008)
- l'indicazione della natura duale tra Contenuto e Informazione
- l'obiettivo "virtuoso" di arrivare ad una relazione biunivoca:
un contenuto = un'informazione
Nel secondo post ho esplicitato gli attributi della definizione della Rockley
Ma a questo punto dobbiamo disvelare un "convitato di pietra" che, de facto, è implicito nella definizione della Rockley e che riguarda la natura "geometrica" del contenuto.
Il contenuto 4.0 è intrinsecamente modulare, di granularità variabile, o "contenuto molecolare" come indicato anche da Marie Girard in un recente articolo pubblicato su tcworld.
Nel 2013, a Bologna, in una conferenza internazionale, avevo parlato di un nuovo paradigma, ove non erano più gli utenti che avrebbero cercato le informazioni sui libri/manuali, ma erano le informazioni che avrebbero iniziato a "cercare gli utenti".
Tali informazioni sarebbero state attivabili in risposta ad un evento, ad un contesto e/o ad un compito da svolgere (event/task/context triggered). Inoltre, tali informazioni sarebbero state fruibili in modalità multi-fomato e multi-canale.
Anche nel mio caso, era sostanzialmente implicito che le "informazioni" (ciò che interessa l'utente) sarebbero state racchiuse dentro "contenuti" modulari.
L'articolo di Marie Girard è molto interessante e qui potete leggerlo integralmente.
Io provo ad isolare ed analizzare alcuni concetti chiave che mi hanno colpito nell'articolo di Marie:
- come è cambiato il nostro modo di leggere
- come cambia la granularità del contenuto in funzione della User Experience
- macchine "intelligenti" ci possono aiutare a valutare la qualità dei contenuti
- di quali standard o modelli ci possiamo fidare?
COME E' CAMBIATO IL NOSTRO MODO DI LEGGERE
La storia della produzione di grandi volumi di contenuti coincide con l'invenzione della stampa.
La conoscenza tecnica, cioè le informazioni su come fare qualcosa per un certo scopo, esplode nell'era dell'industrializzazione di massa che ha generato la necessità di trasferire il know-how in fretta: nascono i manuali d'istruzione e il libro, un oggetto gerarchico-sequenziale, diventa "l'unità di contenuto".
Con l'arrivo di Internet e dopo circa 30 anni di World Wide Web, il nostro modo di leggere è cambiato: non più una pagina dopo l'altra, un capitolo dopo l'altro, ma irrompe l'ipertesto.
Mark Baker scrisse un articolo eccezionale sull'argomento, che parlava di topic sizing e lettura ipertestuale, ideando questa figura che spiega più di tante parole:
L'avvento dell'ipertesto ha delle conseguenze: "l'unità di contenuto" non è più "il libro" ma diviene un elemento "frammentabile" di dimensione (granularità) variabile.
GRANULARITA' DEL CONTENUTO IN FUNZIONE DELLA USER EXPERIENCE
La tecnologia che consente di frammentare i contenuti sono i linguaggi taggati appartenenti alla famiglia SGML/XML.
SGMLS/XML implicano la possibilità nativa di "strutturare" i contenuti: nascono S1000D e DITA.
Con gli Help on Line, per la prima volta, la documentazione è "immersa" e contestuale alle applicazioni software, non più su un supporto separato (il libro).
Si crea quindi un legame indissolubile tra uso delle interfacce sofware e "user assistance". E si differenziano le tipologie di contenuti per assistere l'utente ed ogni tipologia richiede una diversa frammentazione.
Poi arrivano i social-media, e la produzione dei contenuti tecnici, cioè "il come si fa cosa", si trasferisce nei forum, nei video di YouTube e in ogni altro luogo dove gli utenti si incontrano e in molti casi "auto-producono" (per attività di training, di marketing, di technical sale,...) contenuti tecnici sempre più frammentabili.
I contenuti sono "molecolari", sono "auto-consistenti" e possono vivere in contenitori diversi.
Questo è il primo passaggio chiave che sottolinea la Girard: il luogo di nascita originale del contenuto tecnico è il manuale di istruzioni, ove era ben visibile l'equazione tra la natura del contenuto tecnico (know-how) con la sua posizione (il manuale).
Ora questa equazione è rotta: lo stesso contenuto molecolare può collocarsi in posizioni/formati diverse.
E questo in un certo senso ci disorienta... perchè? Perchè siamo abituati a pensare in termini di "come creo il contenuto, come distribuisco il contenuto".
E' un modo sbagliato di pensare?
Non necessariamente, ma l'equazione "contenuto-posizione del contenuto" non tiene conto di ALMENO un'altra variabile: la User Experience.
E questo è il secondo passaggio chiave individuato dalla Girard.
Ma per oggi basta così.
A presto.
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