domenica 17 giugno 2012

Rileggere e riscrivere, ovvero la fuga da sé

La riscrittura è una delle mie ossessioni ricorrenti. 


In molte occasioni ho affermato che l'attività di rilettura/riscrittura di un testo NON E' UN OPTIONAL!

Quando trovo alleati che siano in grado di confortare questa mia maniacale inclinazione, me ne approprio con sfrontata protervia e li uso come testimonial, per la serie:"... non sono io che sono matto, anche Lui/Lei la pensa così...".

Ed in questo caso arruolo tra le fila del mio esercito virtuale un artista come Emilio Tadini, pittore e poeta, che nel saggio "L'elogio della revisione", afferma: "Non c'è, credo, una bella scrittura senza correzione: i testi apparentemente più semplici sono quelli più lavorati".

Di questo spunto devo ringraziare Marina Bisogno, che cura il blog A colpi di penna, che seguo da un pò di tempo. Marina è una giornalista pubblicista freelance e collabora con riviste cartacee ed on-line. Nel suo blog potrete cogliere molti spunti interessanti, tutti attinenti al tema della scrittura.

Marina ha uno stile di scrittura piacevole e propone spesso delle chiavi di lettura originali.

In uno dei suoi post più recenti, che vi invito a leggere integralmente, mi hanno colpito due concetti fondamentali.

In primo luogo,  l'idea che lo scrivere sia un esercizio "a levare", buttando a mare tutto ciò che è inessenziale per la comunicazione; vi ho ritrovato il paradigma che ho spesso proposto su queste pagine, l'idea che lo scrittore sia assimilabile ad uno scultore, che "vede" la forma della sua opera già "esistente" nel blocco di marmo, ed il suo lavoro consiste solo nel "togliere il marmo inutile" che copre la forma.

Chi scrive usa le attività di rilettura e riscrittura come lo scultore usa lo scalpello, per sfrondare la prima stesura, demolire l'inessenziale, levigare l'espressione. E vi sono esempi illustrissimi in tal senso, da Manzoni a Gadda, da Cèline a Joyce e tanti altri ancora.

Ma il secondo concetto chiave è quello della "fuga da sé".
 

Allontanarsi dalla propria opera, allontanarsi dal testo, farlo riposare e poi riprenderlo e sforzarsi di rileggerlo quasi come se non l'avessimo scritto noi, per conservare uno spirito critico più acuminato, più capace di scavare e correggere.

E se tutto ciò vale per qualisiasi tipo di scrittura, vale a maggior ragione per la scrittura tecnica, che è finalizzata a comunicare TUTTE E SOLE le informazioni necessarie per la comprensione di una procedura professionale complessa e magari pericolosa, come accade per l'uso di macchine utensili o la messa in opera di dispostivi elettrici.

Chi scrive deve avere sempre ben chiaro che l'attività di rilettura/riscrittura di un testo NON E' OPZIONALE ai fini della sua corretta stesura.

Da oggi, il blog di Marina lo trovate anche nella sezione DA VISITARE, a destra.

Per coloro che sono interessati all'argomento della riscrittura, vi invito a saccheggiare la sezione Esercizi di riscrittura di questo blog, in cui trovate ben 14 post (compreso quello che state leggendo ora) sul tema.

Buona lettura.


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