sabato 10 gennaio 2009

La riscrittura del testo non è un optional!

L'attività di rilettura e di riscrittura di un testo non rappresenta un'opzione desiderabile da mettere in atto quando avanza un pò di tempo, ma DEVE essere prevista come un'attività fondamentale e strutturata, dalla quale dipende la qualità del risultato del nostro lavoro.

Ci sono esempi molto illustri, di grandi autori di ogni epoca, che hanno dedicato alla rilettura e riscrittura dei loro testi una parte importante della loro espressione creativa.

L'esempio scolastico più clamoroso è forse quello di Alessandro Manzoni, che arriva alla stesura definitiva dei Promessi Sposi in un periodo temporale che inizia nel 1821 e termina nel 1840!

Un ben più modesto TW deve affrontare tale problema disponendo di tempi generalmente più stretti... per fortuna!

Come ci si organizza ? Come spesso accade in questo mestiere, non ci sono regole fisse e infallibili.
Io adotto questo schema: una volta giunto alla stesura sostanzialmente definitiva, chiedo ad un collaboratore di rileggerlo e di proporre le sue modifiche.

Quando si lavora per diversi giorni su un manuale si rischia di non riuscire più a vedere nemmeno gli errori più palesi.
Poi cerco di dimenticarmi (se le scadenze lo consentono...) di quel testo per qualche giorno, quindi lo ri-esamino, valuto le correzioni/variazioni proposte e se le condivido le integro nel testo; dopodichè mi concentro sulla riscrittura delle parti che lo richiedono.

E per "riscrivere" intendo fondamentalmente "asciugare" il testo da tutti gli elementi inessenziali: via gli aggettivi ridondanti, eventuali ripetizioni, periodi che in origine mi sembravano utili a puntualizzare un idea ma che successivamente si rivelano superflui.

Quando decido di snellire il testo, vuol dire che comunque "già funziona", che c'è tutta "la ciccia" che serve.

Questo schema sembra molto semplice e lineare e per me funziona.

Con l'esperienza, l'abitudine alla rilettura diviene una specie di "palestra del cervello" che si attiva automaticamente anche durante la fase di prima stesura; questo automatismo non si acquisisce facilmente, ma non è nemmeno una dote naturale.

E' qualcosa che tutti possono sviluppare scrivendo molto e abituando la mente a riconsiderare il periodo appena riscritto, per coglierne immediatamente le eventuali disarmonie.

In tal modo, quando si applica lo schema sopraindicato, sono già stati sanati i problemi più macroscopici.

Quando scrivo documenti tecnici in lingua inglese, l'applicazione rigorosa di questo metodo di lavoro è ancora più necessaria.

In tal caso, oltre a quanto già indicato, bisogna porre particolare attenzione all'efficacia della traduzione e il tempo necessario ad ultimare il processo di riscrittura è generalmente maggiore.

Non cedete alla tentazione di pensare che quet'attività sia una perdita di tempo... risparmiare un giorno di lavoro per poi accorgersi di aver redatto un documento impreciso e poco chiaro, non rappresenta un gran guadagno, ve lo assicuro.

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