mercoledì 3 dicembre 2014

Direttiva Macchine, manualistica e norme: una bussola, please!

Il 25 Novembre ero a Bologna per uno degli eventi più interessanti organizzati da COM&TEC negli ultimi anni.

L'Avv. Oddo e l'Ing. Fondacci, coadiuvati dall'Avv. Gabriele, hanno affrontato il tema: Aspetti comunicativi e legali del manuale di istruzioni.

In base alla loro esperienza più che decennale nei contenziosi penali/civili relativi ad incidenti sul lavoro che coinvolgono delle macchine, hanno delineato gli elementi salienti di una tematica molto complessa e spesso fraintesa proprio da coloro che avrebbero maggior interesse a padroneggiarla, cioè i costruttori di macchine e i comunicatori tecnici che realizzano i manuali relativi alle macchine medesime.



Come ho già scritto nel post di presentazione dell'iniziativa, a fronte di un incidente sul lavoro, magari mortale, se nell'incidente è coinvolta una macchina, il Giudice potrà richiedere una perizia relativa alla documentazione che accompagna la macchina.

Questo atto coinvolge direttamente il costruttore della macchina e il redattore della manualistica relativa, con gradi di responsabilità che vengono stabiliti dal Giudice sulla base della normativa e degli accertamenti specifici.

L’Avv. Oddo ha chiaramente sottolineato che la qualità della documentazione che accompagna la macchina può essere un elemento decisivo, in grado di cambiare il convincimento del giudice che deve valutare i fatti.  In quest'ottica, il manuale deve essere redatto tenedo conto, prima di tutto, del quadro di riferimento dettato dalle normative, le quali definiscono quali siano i requisti essenziali della documentazione tecnica che accompagna la macchina.


Un manuale che non sia primariamente ispirato al rispetto delle indicazioni prescritte dalle normative, si trasforma spesso in un autogol per l'azienda che ha prodotto/commercializzato la macchina e, con diverse gradazioni di responsabilità, può toccare anche il redattore tecnico che lo ha realizzato.

Anche per un legale bravo ed esperto è difficile costruire una difesa basata sulla sabbia di una documentazione carente al limite dell'autolesionismo (come alcuni clamorosi esempi proposti durante il seminario hanno dimostrato).

Ovviamente non ho la pretesa di riassumere tutti gli elementi illustrati dai relatori, ma proverò a fare una breve lista dei messaggi principali che "mi sono arrivati" e hanno colpito la mia attenzione:

1 - la documentazione che eccompagna la macchina deve essere considerata parte integrante della macchina, come se fosse "un pezzo" della macchina stessa, alla stregua di una molla, di un pistone o di un pannello di controllo

2 - il punto di partenza per definire i contenuti della documentazione di accompagnamento di una macchina deve essere la Direttiva Macchine

3 - in particolare, i paragrafi 1.1.2, 1.7.3 e, soprattutto, 1.7.4 sono i punti di riferimento dai quali partire per definire l'impianto di base di un buon manuale

4 - insieme alla Direttiva Macchina possono essere prese in considerazione un insieme di altre norme, che possono essere adottate volontariamente, le quali pur non determinando alcun obbligo cogente, forniscono delle linee guida aggiuntive/complementari che contribuiscono a rendere più efficace la manualistica che accompagna la macchina. Fra queste norme, le seguenti:

•    UNI EN ISO 12001:2009
•    ISO 7000
•    IEC 82079-1:2012

...sono state più volte richiamate come norme che possono aiutare a risolvere diverse questioni inerenti alla buona organizzazione dei contenuti.

5 - Sebbene si debba fare di tutto per abbattere i rischi derivanti dall'interazione uomo/macchina, il "rischio zero" è un'illusione. La redazione di manualistica utile agli utenti che devono usare le macchine ma anche alle aziende, nel caso si debbano difendere in giudizio a seguito di un contenzioso, è un'attività difficile, che richiede alti livelli di competenza, esperienza e formazione continua.

Solo questi 5 punti, se dispiegati in tutta la loro potenza informativa e concettuale, potrebbero occupare un corso universitario di un'ipotetico Corso di Laurea in Comunicazione Tecnica.
Attendiamo da tempo che una qualsiasi e lungimirante Università italiana, magari fornita di risorse e cognizione di causa, si adoperi per colmare un vuoto che da anni, dalla piccola ridotta di questo blog, vado denunciando (e in buona compagnia, visto che il tema della formazione brucia sulla pelle di tanti colleghi con i quali mi sono confrontato negli ultimi anni).

Ma già mi accontenterei che un corso del genere venisse ospitato in una più tradizonale Facoltà di Ingegneria.

L’esperienza mi dice che più le normative sono cogenti e più possono stimolare una crescita culturale e tecnologica in grado di "creare" dal nulla nuovi mercati.

Nella mia vita precedente ero un esperto di crittografia e firma digitale: se oggi usiamo la PEC, se si sta affermando la Conservazione Sostitutiva (che sta abbattendo i consumi di carta in ogni attività della pubblica ammnistrazione), se la Fatturazione Elettronica ci aiuterà a snellire i processi di pagamento e abbattere l'evasione/elusione fiscale e altro ancora, lo dobbiamo anche ad una legge della fine del secolo scorso, nota come Legge Bassanini 59/97, che ha fornto la base per la nascita di un mercato e di un insieme di tecnologie che oggi ci consentono tutto questo.

Fra il 2001 ed il 2005 ero nel mainstream di questa evoluzione e ho toccato con mano cosa significa adottare buone normative che poi portano a sviluppare tecnologie e  buone pratiche professionali, a fronte di sanzioni non banali per chi non si adegua o pena l'impossibilità di operare sul mercato, se non attraverso l'adozione di tali standard.

Spero che lo stesso possa avvenire nel campo della Comunicazione Tecnica, sebbene il quadro tracciato dall'Avv. Oddo non sia stato indulgente nel fotografare la realtà attuale.

Troppo manuali sono ancora lontani dagli standard minimi che sarebbe necessario adottare.
Troppi "attori" di questo processo hanno ancora le idee poco chiare e faticano a trovare  la sintesi tra numerose prescrizioni, che spesso tendono ad andare in sovrapposizione o che in alcuni casi debbono necessariamente integrarsi per motivi/settori/contesti specifici.


Ecco perchè ci servirebbe una "bussola" e queste iniziative servono a fornire delle linee guida minimali per provvedere a tale necessità di orientamento.

Confidente nel mio goliardico motto ("Dallo e dallo... si piega anco lo metallo!") continuo ad insistere su questi temi, confortato da iniziative come quelle di COM&TEC che presumo/spero debbano avere un seguito, anche perchè per quanto brillanti e preparati fossero i relatori, la materia è talmente densa che in una sola giornata si è potuto solo avere una "visione" generale della metodologia di base da intraprendere.

Ma una lunga marcia inizia sempre con un primo passo (non è roba mia, è di Mao Ze Dong, uno che di lunghe marce ne capiva...).

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