Il 16/5/2019 è’ stato pubblicato lo standard IEC / IEEE 82079-1: 2019 che sostituisce la prima edizione, IEC 82079-1: 2012
Lo standard fornisce i principi generali per la progettazione e la formulazione delle istruzioni per l'uso di prodotti di tutti i tipi, da un frigorifero domestico, ad un software o a prodotti di grandi dimensioni o molto complessi, come un trattore o grandi macchinari industriali.
Questa edizione, rispetto alla precedente, include notevoli modifiche.
NUOVA STRUTTURA
Una riorganizzazione della struttura del documento, per facilitare l'applicazione dello standard e la ricerca di informazioni.
INFORMAZIONI PER L'USO... e non documentazione
Le informazioni per l'uso sono introdotte come termine generico.
Le istruzioni per l'uso sono sinonimo di informazioni per l'uso.
Questo approccio riflette una tendenza che si orienta nel rimuovere il termine “documentazione” che tradizionalmente richiama l’idea di una forma documentale cartacea. Oggi le informazioni per l’uso necessarie ad utilizzare un prodotto possono assumere diversi formati digitali (oltre al sempre possibile formato cartaceo) e quindi il termine “informazioni per l’uso” risulta molto più flessibile.
PRINCIPI
Il Capitolo 5 si concentra sullo scopo delle informazioni per l'uso, sulla qualità e sul processo di gestione delle informazioni.
GESTIONE
Il Capitolo 6 definisce gli elementi principali del processo di gestione delle informazioni per l'uso. Vengono forniti i criteri di riferimento per la definizione del “processo redazionale” , innervata da alcuni elementi di project management, risk management, quality assurance e test dei contenuti.
CONTENUTI
Il Capitolo 7 entra nel dettaglio di cosa deve essere contenuto nelle informazioni per l’uso.
Tra i molti aspetti trattati, mi preme orientarvi sul paragrafo 7.11, che parla degli aspetti relativi alla sicurezza e di come le tematiche di sicurezza devono essere gestite nella definizione delle informazioni per l’uso “sicuro” di un prodotto.
STRUTTURA
Il Capitolo 8 parla della struttura delle informazioni per l’uso.
In particolare, nel paragrafo 8.2 si delinea la distinzione tra tre tipi di informazioni:
- concept
- task
- reference
Quindi, chi adotta uno standard come DITA, automaticamente si ritrova ad essere conforme con questa area dello standard.
Inoltre, nel paragrafo 8.4.3.2 si indica il concetto di “context sensitivity” (riferita in particolare alle informazioni per l’uso fruite attraverso dispositivi digitali).
Ne riparleremo presto, perché su questo concetto si basa il futuro della Comunicazione Tecnica: context-based e user-based, ma definita dinamicamente e non pre-determinata (se non nelle componenti molecolari).
FORMATO
Nel Capitolo 9 si fa riferimento ai diversi formati con i quali possono essere distribuite le informazioni per l'uso.
CHECK-LIST DI CONFORMITA'
Infine, tra gli allegati, una check-list per verificare se le vostre informazioni per l’uso sono conformi allo standard.
Questo standard deve essere noto a tutti coloro che sono coinvolti nella concettualizzazione, creazione, manutenzione, traduzione, localizzazione, integrazione di contenuti, produzione, e valutazione delle informazioni per l'uso associate ad un prodotto.
Infine, voglio sottolineare come questo deve essere inteso come uno standard “orizzontale”, che si propone come lo standard di riferimento per la redazione di qualsiasi tipo di informazione per l’uso, per qualsiasi prodotto.
Se volete prendere in visione un estratto ridotto dello standard, compreso l’indice dei contenuti, potete accedere a questo link.
2 commenti:
Niente comment Sul Punto 10 dello standard?
Ciao Marie Louise.
Scusami per il ritardo nella risposta al tuo commento.
Il Capitolo 10 riguarda le competenze professionali che deve avere il Comunicatore Tecnico. Per ragioni di brevità, non ho fatto cenno a questo tema che, specialmente in Italia, ha delle connotazioni molto controverse.
Mentre in altri paesi (Germania, Francia, USA, UK, ...) ci sono corsi di livello universitario finalizzati alla formazione dei Comunicatori Tecnici, in Italia siamo ancora a ZERO.
Alcuni tentativi sno stati fatti anche nel recente passato da COM&TEC (in collaborazione con istituzioni universitarie pubbliche).
Tali iniziative sono miseramente fallite, anche perchè la progettazione e la strategia messe in campo sono state clamorosamente inadeguate.
Ma c'è un problema di fondo: nei paesi dove la figura professionale del Comunicatore Tecnico è riconosciuta, ha senso immaginare dei percorsi di formazione che certifichino le competenze.
In altri paesi dove questo non avviene, come in Italia, la differenza di remunerazione che un'azienda è disposta a riconoscere ad una persona le cui competenze sono accertate rispetto ad un'altra "SELF-MADE", è circa ZERO.
Quindi è bene che lo standard 82079 definisca i principi minimali inerenti alla competenza, ma tali principi hanno un effetto REALE se sono riconosciuti dal mercato.
Del resto anche in paesi come Francia e Germania mi risulta che la stragrande maggioranza di coloro che si occupano di Comunicazione Tecnica dispongono di una formazone di base di tip linguistico o tecnico-ingegneristico, ma non una formazione specificatamente incentrata sulla Com Tec.
Mi occupo di questo argomento da anni, ne riparleremo ancora, ma credo che andrò serenamnete in pensione (spero...) senza vedere una soluzione compiuta al problema non tanto della FORMAZIONE, quanto della CERTIFICAZIONE delle competenze, almeno in Italia.
Grazie per l'attenzione Marie Louise.
AleS
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